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In Sardegna attualmente il Daino (Dama Dama) è presente soltanto nel parco naturale regionale “Porto Conte” e in poche altre Foreste demaniali della Regione autonoma della Sardegna (Pixina Manna, Neoneli, Limbara) con un numero estremamente contenuto di esemplari, circa 700.
Di questi, però, ben 386 – secondo l’ultimo censimento curato dal Parco nel 2017 – sarebbero nel Parco naturale regionale "Porto Conte". Tanti, troppi: la densità eccessiva del Daino nell’area di Porto Conte – Porto Ferro ha causato un crescente numero di incidenti stradali e danni all’agricoltura.
Da tempo, quindi, la Provincia di Sassari e l’Azienda speciale Parco di Porto Conte (Ente gestore del Parco naturale regionale “Porto Conte”) hanno predisposto un piano quinquennale di controllo del Daino nell’area naturale protetta con la collaborazione dell’Università degli Studi di Sassari, che prevede l’abbattimento di un certo numero di esemplari di Daino (dovrebbero essere 58 nel 2018).
Il piano ha ottenuto il parere favorevole (art. 6 della legge regionale n. 28/1998) dal Comitato Regionale Faunistico con verbale n.1 del 7 febbraio 2018. Si ignora se vi sia stato parere favorevole dell’I.S.P.R.A., in quanto non citato nel verbale.
La soluzione improntata al buon senso vorrebbe il trasferimento degli esemplari in eccesso in altre aree naturalisticamente adeguate: la stessa carta delle vocazioni faunistiche della Sardegna, (pagg. 256-259, 2005, revisione 2012) indica varie aree naturali (Goceano, Marghine, Limbara, Barbagia, Monte Arci, ecc.) per la potenziale reintroduzione e un numero di 17.360 esemplari quale sopportabile dal territorio isolano.
In più occasioni l’abbattimento dei Daini a Porto Conte è stato dato per imminente (anni or sono si ventilava addirittura la creazione di una filiera della carne nel Parco) incontrando la ferma opposizione del Gruppo d’Intervento Giuridico onlus.
Eppure amministrazioni pubbliche (Comune di Iglesias, Consorzio per il Parco di Monte Arci), il WWF e Privati titolari di fondi chiusi di caccia (art. 15 della legge n. 157/1992 e s.m.i.) hanno manifestato la disponibilità ad accogliere esemplari di Daino in eccesso. La stessa Azienda speciale che gestisce il parco sarebbe favorevole. Altre aree sarebbero quelle delle Foreste demaniali indicate dalla stessa Carta delle vocazioni faunistiche della Sardegna.
Simile politica è stata la base virtuosa per la salvezza e il ripopolamento del Cervo sardo (Cervus elaphus corsicanus) condotta dall’allora Azienda Sarda Foreste Demaniali (poi Ente foreste della Sardegna, oggi Agenzia Forestas). Altri tempi, altre persone, altri obiettivi.
Una specifica riunione tenutasi l’8 marzo 2018 presso l’Assessorato regionale della difesa dell’ambiente fra amministrazioni pubbliche, associazioni ambientaliste, Università degli Studi di Sassari, Agenzia regionale Forestas si era conclusa con un risultato interlocutorio: massima disponibilità a soluzioni incruente alternative, ma nessun atto concreto.
L’ostacolo risiederebbe nel non noto parere negativo dell’I.S.P.R.A. sulla base delle Linee guida per la gestione degli Ungulati (2013, pagg. 127-128) e del fatto che il Daino – pur presente dall’epoca fenicia e romana – non sarebbe considerato autoctono ai sensi del D.M. 19 gennaio2015, Inproposito, si ricorda che il Daino in Sardegna, introdotto in epoca fenicia e romana, si estinse a causa della caccia (nel 1968 venne uccisa l’ultima esemplare a S’Arcu e su Cabriolu, sul Massiccio dei Sette Fratelli). Venne pochi anni dopo reintrodotto con esemplari provenienti in buona parte della Tenuta presidenziale di San Rossore. In questi giorni ritornano insistenti le voci sull’avvio dell’abbattimento dei Daini.
L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico onlus ha, quindi, inoltrato (18 ottobre 2018) una specifica istanza di accesso civico, informazioni ambientali e adozione provvedimenti al Ministero dell’ambiente, all’Assessorato della difesa dell’ambiente della Regione autonoma della Sardegna, all’I.S.P.R.A., all’Azienda speciale Parco di Porto Conte, al Comune di Iglesias, al Consorzio del Parco di Monte Arci, al Corpo forestale e di vigilanza ambientale, al WWF perché venga revocato l’abbattimento dei Daini e si persegua la soluzione alternativa del trasferimento degli esemplari in eccesso in altre aree naturalisticamente adeguate, in primo luogo nei siti dov’è stata già manifestata disponibilità (Marganai, Monte Arci, Monte Arcosu, aziende private della Nurra).
E’ ora di porre fine con semplice buon senso all’incapacità gestionale di poche centinaia di Daini.