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Il Corriere della Sera del 6 giugno 1993, in occasione delle elezioni amministrative in Sardegna, parlava di un record all’insegna del “rosa”, facendo riferimento al trionfo nell’isola di nove donne che erano state elette alla carica di sindaco su un totale di 92 Comuni censiti con meno di 15 mila abitanti.
Nessuna donna, in quell’occasione, era stata eletta nella provincia di Nuoro. In vent’anni qualcosa è cambiato e nel 2014 sono ben 64 le signore a capo di altrettante amministrazioni comunali, su un totale di 377 paesi dell’intera isola. La provincia che ha dato i natali a Grazia Deledda, nel frattempo, ha eletto 9 sindaci donna su 52 centri che la compongono.
«Che ci sia un problema di sottorappresentanza femminile nelle istituzioni e in ruoli di governo lo dicono impietosamente i numeri - afferma Lucia Chessa, sindaco di Austis -. Personalmente ritengo che si tratti di un fenomeno sociale prima ancora che politico».
Il sindaco di Torpè Antonella Dalu chiede maggiori garanzie per le donne che vogliono impegnarsi nelle diverse comunità. «Alcune di noi vorrebbero offrire il loro contributo anche in politica, ma molto spesso gli impegni familiari non lo permettono. Un tempo la Regione aveva avviato un progetto denominato Ore Preziose, che prevedeva dei contributi destinati alle famiglie impegnate nel lavoro, ma purtroppo non se ne è più parlato».
Per Stefania Piras, sindaco di Oniferi, la Festa della donna non dovrebbe nemmeno esistere, al di la dei motivi storici per cui viene perpetuata. «Non è possibile pensare che ci debba essere un giorno specifico per riconoscere alla donna il diritto di essere tale. Anche per quel che riguarda la preferenza di genere, io mi sentirei offesa se dovessero votarmi perché donna e non in quanto persona con competenze e capacità».
Ovodda ha espresso con diversi mandati un sindaco donna. «Bisogna impostare un serio discorso culturale - dice Cristina Sedda, in carica per la seconda volta -. Le figure femminili che si affacciano sulla scena politica non devono ricoprire incarichi solo perché lo impone la legge. Il mio obiettivo come sindaco è quello di migliorare il paese garantendo prima di tutto la pace sociale all’interno della comunità».
Un’altra donna che ricopre la carica di primo cittadino nel nuorese è Clara Michelangeli, sindaco di Onanì, che si è misurata di recente con l’emergenza straordinaria dell’alluvione che ha compito anche il suo paese. «Per fortuna la situazione delle donne impegnate in politica, nel tempo, va sempre migliorando, ma se si pensa al consiglio regionale, dove su 60 consiglieri ci sono solo 4 donne, sembra che la parità di genere a certi livelli non esista proprio».
Laila Dearca è il sindaco di Teti, nonchè la rappresentante più giovane della Comunità Montana del Gennargentu. «Per il momento non ho avuto problemi in quanto donna, ma ho riscontrato le maggiori difficoltà come giovane che si vuole impegnare per il suo paese. Leggendo la cronaca di tutti i giorni salta agli occhi la situazione di disagio che la donna vive, causata da chi vuole sopraffare con la violenza. E’ li che dobbiamo incidere a livello educativo».
Daniela Satgia, sindaco di Onifai, pone l’accento sulle realtà che tengono a freno le donne negli ambienti politici di alto livello. «La presenza femminile è sempre ben apprezzata in un’amministrazione. Il nostro Consiglio comunale è formato da uomini e donne in uguale percentuale, mentre la giunta è a maggioranza femminile».
Secondo Mariangela Barca, sindaco di Sarule, l’occasione dell’otto marzo può essere un’occasione importante anche per rinnovare l’impegno di cambiare il criterio di gestione della cosa pubblica. «Per quanto riguarda la doppia preferenza di ge