Quello che si prevede come uno degli scioperi più importanti della nostra Regione, degli ultimi anni, è nato ieri mattina dalla lamentela di pochi autotrasportatori su whatsapp. Le stesse lamentele, minuto dopo minuto, sono state inoltrate e condivise con più contatti sino alla nascita (nel giro di pochissime ore) di un gruppo composto da 256 trasportatori, uniti e compatti, nella voglia di cambiare la situazione. L’unione è stato solo il primo passo; su whatsapp vige la limitazione degli ingressi e quindi molti altri interessati sono rimasti fuori. I numeri parlano di un mal contento generale di oltre trecento camionisti. 

Noi abbiamo parlato con Franco, uno dei tantissimi partecipanti. 

“Ieri ho capito di essere stanco, di volermi fermare - la nostra intervista incomincia con un amaro sfogo – poi ho capito di non essere il solo. Ho trovato unione e solidarietà nei pensieri con i miei colleghi. Siamo davvero in una situazione insostenibile. La nostra idea è di fare una protesta seria, senza gesti eclatanti, ma incisiva per arrivare alle istituzioni.” 

Il Presidente dell’Angac, Giuseppe Balia, oggi su un quotidiano locale ha dichiarato che il gasolio arriverà a 3 euro, se la profezia si avverasse quali ripercussioni avrebbe il vostro settore? 

“Chiudiamo. Saremo tutti fermi, sarà impossibile lavorare. Qui non parliamo solo del gasolio ci sono le gomme, l’olio per i motori, i pezzi di ricambio, qualsiasi ambito delle nostre forniture è stato colpito dall’aumento dei prezzi. Le gomme costano dai 500 ai 700 euro l’una, come si fa quando abbiamo sei gomme da cambiare in un trattore? È una pazzia, non li guadagniamo… anzi mi scusi: non li fatturiamo neanche in un mese quei soldi! Il “caro gasolio” è stata solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso.”

Alcuni vi accusano di non aver il diritto di protestare perché voi avete la possibilità di scaricare le accise dal costo del carburante, cosa vuole rispondere a queste accuse? 

“Le accise le possiamo scaricare solo ed esclusivamente se in possesso di un mezzo Euro5 o Euro6, ma quante di queste tipologie di trattori si vedono circolare in Sardegna? Come mai? Molti ci chiedono perché abbiamo sempre i camion vecchi, ma la risposta è molto semplice: come si fa attualmente a spendere 100, 150 mila euro per dei camion nuovi? In Paesi come la Francia i veicoli vengono cambiati più spesso perché i trasportatori vengono pagati secondo tariffari proporzionati al giusto guadagno e alle spese sostenute dalle aziende. A noi non resta che acquistare i loro camion usati e farli durare quindici o vent’anni anni. Inoltre le accise, su 1.000 litri di carburante, sono 214 euro. Una vera fesseria per i nostri consumi.”

A chi volete rivolgere le vostre richieste? 

“Al governo e in particolare alla Regione che in questo momento latita. Non hanno dimostrato di avere interesse per i lavoratori e per la Sardegna. 

Noi vogliamo la riduzione del gasolio, che le strade siano decentemente percorribile e inoltre una vera continuità territoriale. Le basti pensare che per perdere un cliente è sufficiente mostrare il conto delle spese del traghetto. Mi viene detto “Sei troppo caro”, non siamo noi cari e la Regione che non ci aiuta e non ci sostiene. Noi abbiamo il diritto di usufruire di una continuità territoriale che ci faccia dimenticare di avere un mare che ci separa dal resto della nazione. In realtà, a pagare questa distanza siamo solo noi cittadini. Questo è un nostro diritto totalmente negato e non più riconosciuto. Se solo questo piccolo aspetto venisse considerato dalle istituzioni sarebbe una ricchezza per la regione intera.” 

Forse le persone sono ancora inconsapevoli dell’importanza del trasporto nella loro quotidianità. Quanto è importante e quanto potrebbe incidere sulla vita di tutti i cittadini un mancato ascolto da parte delle istituzioni e una vostra conseguente protesta?

“Una sola settimana di blocchi di trasporti significa non rifornire più i supermercati, i cantieri per le costruzioni o le ristrutturazioni. Significherebbe colpire ogni settore e aspetto del singolo cittadino. Stiamo parlando di supermercati vuoti. Ci piacerebbe fermarci indeterminatamente, ma spero di non dover arrivare a tanto e che le istituzioni capiscano il nostro estremo disagio e che quindi ci facciano ripartire in serenità ascoltando le nostre richieste. Tutti i cittadini non si devono spaventare, devono capire che questa lotta è fatta anche per loro. Le nostre richieste, se ascoltate, possono solo portare beneficio e ricchezza al popolo sardo.”

Quali sono i vostri prossimi passi? 

“Domani ci incontreremo per decidere tutti insieme il da farsi, dobbiamo solo definire i dettagli dell’interruzione del nostro lavoro. Oramai è inevitabile.”