“Tu dei saper ch’i’ fui conte Ugolino, e questi è l’arcivescovo Ruggieri: or ti dirò perché i son tal vicino”. Sono le parole che il conte Ugolino della Gherardesca rivolge a Dante nel XXXIII canto dell’Inferno, nella Divina Commedia. Il Sommo Poeta colloca il nobile pisano nell’Antenora, seconda zona del IX Cerchio dell’Inferno, dove sono condannati i traditori della patria. Ugolino seguì infatti dapprima la parte ghibellina per poi accostarsi al partito guelfo dei Visconti. Il conte appare già alla fine del Canto XXXII, sepolto in una buca insieme all'arcivescovo Ruggieri, su cui sta sopra e del quale addenta bestialmente il cranio. Fu ritenuto responsabile del disastro della Meloria (storica battaglia navale che vide coinvolta la flotta della Repubblica di Genova e quella della Repubblica marinara di Pisa) e per questo rinchiuso nella Torre della Muda insieme ai figli Gaddo e Uguccione e ai nipoti Anselmuccio e Nino. Dopo alcuni mesi di prigionia vennero lasciati morire di fame (la Muda fu in seguito ribattezzata «Torre della Fame»).

STORIA: DAL MEDIOEVO AI GIORNI NOSTRI. A Ugolino la tradizione attribuisce la costruzione in epoca medievale del suggestivo castello di Acquafredda, situato a Siliqua, a circa 30 km da Cagliari. Il castello si innalza su un colle di origine vulcanica, sviluppandosi per un’altezza di 256 metri rispetto al livello del mare, in mezzo alla valle del Cixerri. Effettivamente Ugolino, divenuto poi conte di Donoratico, a partire dal 1257 ne divenne ufficialmente proprietario, anche se la data è successiva alla costruzione della fortezza, citata in una bolla papale del 30 luglio 1238. Dopo la sua morte nel 1288 – in seguito alla prigionia nella Torre della Fame – passò a Pisa, poi agli Aragonesi (1324) e successivamente da un feudatario all’altro fino a essere riscattato da Vittorio Amedeo III di Savoia (1785). 

STRUTTURA. La fortificazione si articola su tre livelli: il borgo, la torre cisterna e il castello vero e proprio. A circa 150 metri si trova il borgo, con ingresso attraverso una porta, una volta difesa da tre torri (o forse quattro) raccordate da una cinta muraria merlata lunga 80 metri, e delle quali è sopravvissuta solo quella centrale, ristrutturata di recente. All’interno della linea difensiva si trovava il borgo con alloggi, magazzini, stalle, cisterne e mulini. Cinquanta metri più in alto (200) svetta la torre cisterna, voltata a botte e costruita in mattoncini di laterizio, nella quale venivano immesse le scorte d’acqua. Si giunge infine alla parte più alta (256 metri), dove sorge il castello vero e proprio, che si presenta oggi in avanzato stato di degrado nonostante le frequenti ristrutturazioni. L’edificio, dotato di sotterraneo con cisterna, presenta due piani. Non rimane nulla del torrione principale mentre si conserva integra la torre di guardia, posta poco più in basso rispetto all'ingresso, e in cui venne forse rinchiuso Vanni Gubetta, complice dell’arcivescovo Ruggieri citato nella Commedia dantesca nello stesso Cerchio di Ugolino della Gherardesca. 

IL CASTELLO OGGI. Tutt’oggi è possibile visitare il castello, attraverso bookshop, laboratori didattico-educativi e visite guidate. Il castello si può visitare con la guida prenotando con qualche giorno d'anticipo e per gruppi di almeno 8 persone, oppure senza, poiché il sentiero è provvisto di cartelli informativi e fotografici. Ogni visita guidata ha una durata di circa 1 ora e 15 minuti. Ai piedi del colle è possibile fare un break dopo la visita in un bosco di eucalipti e pini con area picnic. Qui sarà possibile passeggiare lungo sentieri e fare bird watching nel territorio del Domo andesitico di Acquafredda. La fortezza conserva ancora numerosi segreti, indice di una storia secolare che contribuisce a consegnarne ai curiosi un’immagine misteriosa e affascinante. Recentemente degli scavi nell'area del castello hanno restituito i resti, sepolti nella nuda terra, di tre individui di sesso maschile di una età compresa fra i 35 e i 45 anni. Il sito, denominato “Domo Andesitico di Acquafredda”, è Monumento Naturale dal 1993.

Foto: Regione Autonoma Sardegna - Wikipedia