Il Consiglio regionale ha approvato ieri il Disegno di legge n.492 “Disposizioni in materia di pesca”.

“Il via libera votato sulla legge, che riordina le norme in materia di pesca sui canoni, le concessioni e il rilascio delle licenze, permetterà al comparto isolano di fare un passo avanti importante sulla via della semplificazione degli iter burocratici sia per le attività imprenditoriali delle nostre imprese e sia sportive dei cittadini”. Ha commentato l’assessore dell’Agricoltura, con competenza in materia di Pesca e acquacoltura, Pier Luigi Caria che ha aggiunto: “La Sardegna ha la seconda marineria d’Italia per le barche sotto i 12 metri e la terza per le imbarcazioni più grandi, dopo Sicilia e Puglia. Abbiamo messo a bando 25 Misure del Fondo Europeo per gli Affari Marittimi e la Pesca (FEAMP), dove abbiamo avuto richieste di finanziamento di circa 20milioni di euro. Una risposta importante – ha concluso Caria – se si pensa che la dotazione generale del FEAMP Sardegna per il 2014-2020 è di circa 36milioni di euro e se si pensa ancor di più che nella scorsa programmazione, dei circa 15milioni di euro disponibili, sono stati rimandati a Bruxelles ben 6milioni di euro non spesi”.  

Grande soddisfazione è stata espressa da Coldiretti Sardegna: “Dopo dieci anni arriva finalmente la legge regionale che disciplina i canoni demaniali per l’acquacoltura e la pesca. Un risultato atteso dalle imprese ittiche che vedono finalmente sanata la stortura creatasi a livello nazionale nel 2004 a seguito dell’abrogazione di alcune norme. La legge – sottolinea Coldiretti - arriva a 10 anni di distanza. Era il lontano 2009 quando Coldiretti impresa Pesca avanzò questa modifica a favore dell’acquacoltura. Nel frattempo si sono avvicendati quattro assessori Regionali ed altrettanti dirigenti del Servizio Pesca”.

“In pratica – spiega ancora Coldiretti - chiedevamo alla Regione di disciplinare autonomamente in materia dei canoni demaniali per acquacoltura e pesca. La norma nazionale in materia era stata definita incostituzionale 10 anni fa dall’Autorità Garante della concorrenza e del mercato e aveva creato una disparità incredibile di trattamento sulla base della sola ragione sociale delle aziende: per le cooperative il canone annuo era di 500 euro, nel caso di Società di Capitali o di Persone invece il canone per la stessa area poteva arrivare a diverse centinaia di migliaia di euro l’anno”.

“Ad oggi – precisa ancora Coldiretti - la Sardegna era rimasta l’unica delle Regioni italiane interessate dalla questione a non aver disciplinato autonomamente la materia dei Canoni demaniali per acquacoltura e pesca. Per questo insistentemente Coldiretti impresa Pesca chiedeva dal 2009 alla Regione di legiferare. Anche a gennaio era stata inviata una lettera al presidente della Regione”.

“Salutiamo con soddisfazione questo provvedimento – sostiene Mauro Manca, responsabile di Coldiretti Impresa Pesca Sardegna – perché garantisce il ripristino di una reale parità di trattamento tra società che svolgono la stessa attività a prescindere dalla forma giuridica. Questa discriminazione era diventata insostenibile e stava portando un comparto dalle grosse potenzialità economiche ed occupazionali, sull’orlo del baratro”.