I mass media hanno un ruolo determinante nel processo di diffusione, tra gli spettatori e lettori, di un certo pensiero.

Parlando di immigrazione, costantemente in crescita, i media contribuiscono a trasmettere il luogo comune per cui lo straniero è criminale. Il modo in cui si fornisce la notizia e anche la sua frequenza possono distorcere la realtà agli occhi di chi la riceve, alimentando in modo continuo il pregiudizio che gli atti criminosi vengano compiuti in misura maggiore da clandestini, stranieri e/o immigrati.

A fondamento dell’evidente potere dei media di aumentare le percezioni negative, vi è il Rapporto di otto Associazioni italiane (luglio 2012) presentato al Comitato per l’eliminazione della discriminazione razziale nelle Nazioni Unite, che denuncia la diffusione in Italia di incitamento all’odio razziale nel discorso pubblico, politico e mediatico e attraverso internet e i social network. Infatti le notizie in cui lo straniero appare come una persona perbene sono molto rare.

Ma mettendo da parte per un attimo il presunto luogo comune, passiamo all’analisi dei dati.

Attualmente, secondo l’Istat, sono 4.387.721 gli stranieri residenti in Italia e 3.764.236 i cittadini non comunitari regolarmente presenti. Ovviamente la stima non tiene conto degli eventuali clandestini. Possiamo dunque evincere, dai dati dell’ultimo Censimento della Popolazione, che la popolazione straniera presente è triplicata passando da 1 milione e 300 mila nel 2001, a oltre 4 milioni nel 2011. L’aumento è stato del 201,8% mentre la popolazione italiana è diminuita di circa 250 mila unità, pari all’ 0,5%.

 

Nel 2011 l’Istat ha svolto un’interessante indagine intitolata “I migranti visti dai cittadini”. Ne risulta che se da un lato la presenza straniera è spesso vista come positiva perché permette l’incontro con altre culture, dall’altro lato il 65,2% ritiene che gli immigrati siano troppi e la maggioranza ritiene che nell’attribuzione di benefici economici e alloggi popolari gli stranieri debbano essere soddisfatti solo dopo gli italiani che ne hanno fatto richiesta. Questo comportamento è giustificato dall’evidenza che lo Stato non riesce a garantire servizi e sostegno alle classi italiane meno abbienti, per cui una larga presenza straniera rischia di sfociare in una certa criticità nel buon funzionamento di un paese già stremato. I tristi barconi che giungono sulle nostre coste lasciano perplessi perché l’italiano è consapevole che il paese non è attualmente in grado di garantire buone condizioni di vita neanche ai “nativi”, come potrà quindi riconoscere benefici agli immigrati, men che meno clandestini.

Nonostante si rilevi un generalizzato giudizio negativo rispetto a comportamenti discriminatori, sulle case e sul lavoro gli italiani devono avere la precedenza. E’ comunque maggiormente diffusa l’idea che il lavoro degli immigrati vada a sostituire quelle mansioni evitate dagli italiani. Il comportamento rispetto agli immigrati è rilevato prevalentemente come diffidente, ma la tendenza ad essere sospettosi o mal disposti non è però unilaterale visto che l’atteggiamento degli immigrati verso gli italiani è spesso descritto come diffidente, indifferente o apertamente ostile.

La maggioranza degli intervistati associa, senza dubbi, alla pre