Lo tsunami del caro prezzi incontrollato sta attanagliando migliaia di aziende già duramente provate dalla crisi pandemica. Costi di produzione schizzati alle stelle, ma nessun aumento della remunerazione dei prodotti, in particolar modo quelli del settore agricolo. Allo stremo delle forze tutte le imprese a livello nazionale, ma la Sardegna è ancora più svantaggiata dai costi di trasporto delle materie prime da e per il continente.

Sardegna Live ha incontrata la dottoressa Maria Rosaria Randaccio che ha proposto una soluzione concreta per un problema diventato ormai insostenibile: “la dichiarazione d’intento per gli acquisti”

La dichiarazione di intento è una dichiarazione sostitutiva di atto notorio, con il quale i residenti nelle zone franche extradoganali della Sardegna, dichiarano sotto la propria responsabilità di: essere residenti in Sardegna e   che la Sardegna è stata istituita come zona franca extradoganale con il decreto legislativo 75/1998”, spiega la presidente del Movimento Sardegna Zona Franca.

 “Il suddetto decreto (75/1998) è un decreto di attuazione di quanto previsto nello Statuto Sardo del 1948 e, dove si prevede che le zone franche extradoganali sono state istituite in Sardegna per dare attuazione a quanto previsto nei Codici Doganali Europei emanati con i regolamenti 2913/1992 e 2454/1993. Regolamenti comunitari, attualmente confluiti nel nuovo codice doganale comunitario, emanato con regolamento 952/2013 dove all’articolo 1 si prevede che continua ad applicarsi la Direttiva 2006/112/CE ossia la direttiva di rifusione della direttiva 77/388/CEE, dove all’articolo 16 si prevede che le merci che entrano nelle zone franche sono esonerate dal pagamento dell’IVA e che i residenti nelle zone franche extradoganali sono esonerati dal pagamento di qualunque tipo di tributo. Non dobbiamo dimenticare – continua la dottoressa Randaccio - che la normativa comunitaria contenuta nei regolamenti è prevalente rispetto a quella italiana ed è direttamene applicabile a tutti gli stati membri. Come ho detto, la normativa fiscale europea sulle zone franche è disciplinata dai Regolamenti comunitari (direttamente applicabili in Italia nonché in Sardegna). Così come non dobbiamo dimenticare – chiarisce - che abbiamo un’interpretazione autentica dell’articolo 174 del trattato di Lisbona dove si prevede che se si istituisce una zona franca nelle isole lontane e spopolate, per zona franca si debba intendere tutta l’isola”

E conclude precisando ulteriormente: “la dichiarazione di intento è stata istituita dal decreto legge 746/1983, convertito nel decreto legge 17/1984, dove al comma 1 lettera c) si prevede che, l’intento di effettuare acquisti o importazioni senza applicare l’IVA da parte di coloro che risiedono in territori extradoganali, deve risultare da apposita dichiarazione di intento da inviare al proprio fornitore di beni e servizi, al quale chiedere l’emissione di fattura con IVA non imponibile ai sensi dell’articolo 8 primo comma lettera c) del DPR 633/1972.  Fattura che deve contenere, assieme al numero di partita IVA, anche il numero di protocollo di ricevimento della stessa dichiarazione di intento precedentemente inoltrata all’Agenzia delle Entrate, tale dichiarazione di intento può riguardare più operazioni tra le stesse parti.