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Crescono, in Sardegna, le aziende che puntano sul digitale. Secondo l’analisi dell’Ufficio Studi di Confartigianato Sardegna, sarebbero 2mila 822 gli imprenditori isolani, di cui 442 artigiani, che si sono lanciati nella web economy.
“La rivoluzione digitale – ha dichiarato Antonio Matzutzi, Presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – interessa orizzontalmente tutte le imprese. Nessun settore, nessuna attività dell’artigianato e della piccola impresa ne è escluso”.
“Abbiamo la straordinaria opportunità di coniugare con le tecnologie digitali, la tradizione, il saper fare, la creatività, il gusto, il fatto su misura – ha aggiunto – vale a dire le caratteristiche che da sempre fanno grandi nel mondo i prodotti delle imprese italiane a valore artigiano. Il mix che ne esce rappresenta il modello italiano di impresa 4.0, unico nel mondo. E non dimentichiamo mai che i mercati cercano la distintività, l’unicità, non l’omologazione”.
A livello provinciale, tra il 2015 e il 2018, la prima è Oristano con un +8,4%, seguita da Cagliari con un +3,5%, da Sassari con il +3,4% e Nuoro con 1,2%.
Confartigianato sottolinea, tuttavia, che più di due terzi delle aziende sarde, infatti, ha un livello insufficiente di conoscenza informatica: solo l’8% applica una buona o ottima digitalizzazione dei processi produttivi e ricorre a tecnologie 4.0 nella gestione delle proprie attività.
Secondo una recente analisi, il 64% delle imprese sarde ha un mediocre livello di informatizzazione dichiarandosi, per questo, “esordiente digitale” o “apprendista”, il 28% ha intrapreso un primo cammino tecnologico qualificandosi “specialista digitale”, mentre solo 8% ha già attuato un importante processo verso la piena digitalizzazione.
“Quello della digitalizzazione delle imprese è un percorso ancora lento soprattutto per le realtà che negli anni hanno costruito solide reti commerciali “tradizionali” – ha rimarcato il Presidente – la trasformazione va gestita soprattutto durante il passaggio generazionale. Rimandare questo “salto” può significare restare fuori da opportunità di crescita”.
“L'innovazione danneggia chi non la fa ma è necessario farla con l’anima, la passione e la creatività dell’uomo – ha concluso Matzutzi – perché non c’è intelligenza artificiale o algoritmo che possa copiare il sapere artigiano oppure imitare o sostituire le cose belle e ben fatte che nascono nelle nostre imprese”.