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Chi l'avrebbe mai detto, una pantera a spasso per i boschi della Sardegna.
Eppure, a Fiorentini, una delle più antiche foreste demaniali dell'isola, tra Bultei e Nughedu, in molti sono convinti che il pericoloso animale che si aggira per i boschi di Logudoro e Goceano non sia un cane randagio e nemmeno un gatto selvatico.
Il gatto selvatico sardo (Felis lybica sarda) è una specie carnivora ufficialmente riconosciuta e ritenuta tra le più elusive e difficili da osservare. Di giorno rimane nascosto nella tana o tra la vegetazione, all'alba e al crepuscolo esce per cacciare. Si ciba per lo più di roditori selvatici, conigli, lepri. E' molto più forte e robusto rispetto ai gatti domestici, la sua coda è molto grande, il mantello è striato di colore grigio cenere, grigio giallastro e nero.
Numerosi cacciatori e pastori della zona raccontano di aver visto una bestia spaventosamente grande e dal pelo nero. Dunque il gatto selvatico sardo pare difficilmente identificabile con il predatore in questione oltre che per il colore del pelo per le dimensioni. Per quanto grande, infatti, il felino autoctono sardo non va oltre i 50-70 cm di lunghezza per 3 kg (il maschio).
Gli uomini dell'Istituto zooprofilattico di Sassari, in questi giorni, stanno analizzando le carcasse delle pecore uccise per capire a quale animale sia riconducibile il morso. Già ieri, dopo una prima osservazione, hanno spiegato che "Il morso non sembra appartenere a un cane randagio, né a una volpe, né ad alcuna delle specie carnivore che siamo abituati a incontrare nell'isola".
Nella foresta di Fiorentini, per fugare ogni dubbio, sono state prelevate orme ed escrementi sospetti.
L'idea che prenderebbe piede, qualora venissero confermate le incredibili voci, è che la pantera sia fuggita da una proprietà privata o sia stata liberata da qualcuno che la aveva acquistata per passione e, una volta diventata grande e difficile da gestire, se ne è disfatto in maniera così sconsiderata.
L'ipotesi di un allevamento in cattività spiegherebbe anche come un animale il cui habitat naturale è così diverso da quello offerto dalle aree interne dell'isola si sia invece adattato e stia sopravvivendo nei monti del Goceano.
Tra gli alberi del bosco sono state installate telecamere e fototrappole per cercare di sorprendere la belva durante i suoi spostamenti, avere finalmente un'immagine e fare così chiarezza dando risposte chiare e definitive riguardo ad una storia che ha creato già fin troppi allarmismi.