PHOTO
La Sardegna perde la metà dell'acqua che riesce a immagazzinare attraverso il sistema degli invasi, perdite diffuse in tutti i territori ma che si concentrano in particolare in 35 Comuni, i quattro capoluoghi di provincia e molte località nelle fasce costiere.
Un quadro che è stato illustrato oggi dal presidente dell'Egas, Fabio Albieri, durante la presentazione del convegno in programma il prossimo 26 maggio, al Caesar hotel di Cagliari, organizzato dall'ente sul cambiamento climatico e le ripercussioni proprio sulle risorse idriche sarde.
"Il sistema idrico in Sardegna regge - ha spiegato Albieri - complice il meteo che negli ultimi anni è stato più clemente rispetto al resto d'Italia. Il sistema di invasi che negli anni è stato costruito è sostanzialmente efficiente ed è piovuto abbastanza - chiarisce - possiamo guardare all'immediato futuro con fiducia, ma quello della dispersione idrica è un fenomeno importante che colpisce pesantemente la Sardegna".
Secondo i dati dell'Arera, l'Isola supera il 50% di dispersione dalle reti e dagli acquedotti, con 35 Comuni al top della classifica che coinvolgono il 50% della popolazione sarda e il 70% del totale delle perdite. "Comuni costieri e turistici come ad esempio Villasimius e San Teodoro, solo per citare situazioni particolarmente critiche, sfiorano il 70% di perdite", sottolinea il presidente dell'Ente di governo dell'ambito della Sardegna e sindaco di Calangianus.
In aiuto arrivano i fondi del Pnrr, circa 50 milioni: sommati a risorse del Fondo di sviluppo e coesione e altri finanziamenti si raggiungono circa 150 milioni a disposizione per 'tappare le falle' e riorganizzare le 346 reti gestite da Abbanoa. "Stiamo intervenendo con progetti chirurgici e mirati in quelle reti che presentano maggiori criticità - precisa il direttore generale Maurizio Meloni - l'obiettivo è riportare le perdite a livelli accettabili sotto il 30%". L'Egas nell'Isola conta oltre 11mila chilometri di condotte, di cui 7.000 per le reti e 4.500 di acquedotti.