Dai 200 ai 300 nuovi arrivi a settimana di migranti in base al piano di ripartizione nazionale deciso dal governo, più gli sbarchi diretti dal nord Africa, non programmati, a bordo di barchini di fortuna: la Sardegna si sta attrezzando ma la macchina dell'accoglienza rischia di andare in tilt.

La Regione ha già fatto sapere a Roma che i numeri previsti per l'Isola sono troppi, proprio per le carenze di strutture. I Cas, 39 in tutta la Sardegna, il più grande a Monastir, nell'hinterland di Cagliari, sono saturi. E i bandi delle Prefetture per reperire nuovi alloggi sono andati tutti deserti.

La soluzione? Allestire tensostrutture nei comuni dove ospitare tutte le persone in fuga dai loro paesi e destinate all'Isola. I sindaci però non ci stanno. Le ruspe per spianare il terreno e installare le tende della Protezione civile sono già entrate in azione in alcuni centri.

È il caso di Villanovaforru, 550 abitanti a 50 chilometri da Cagliari, un paese dove l'accoglienza è di casa: un ex hotel ospita un centinaio di migranti, tutti integrati nella comunità, ma l'albergo non può tenerne altri. Il sindaco Maurizio Onnis si era detto disponibile da subito a riceve nuovi arrivi, a patto però di individuare strutture idonee. La soluzione temporanea delle tende a lui proprio non piace. "Il nostro centro accoglie migranti dal 2015 e nessuno degli ospiti ha mai creato problemi. La comunità è generosa e solidale. Personalmente sono favorevolissimo all'integrazione, detesto qualsiasi forma di razzismo, ma penso che rispettare la dignità di chi arriva sia altrettanto importante. Per questo - chiarisce - ritengo che le tensostrutture non siano la soluzione, anzi siano profondamente offensive".

Capitolo Cpr. La Sardegna ha già un centro di permanenza per i rimpatri a Macomer, aperto nel 2020. Ma anche qui i posti sono insufficienti. La prossima settimana partiranno i lavori di ampliamento, che porteranno da 50 a 100 il numero degli ospiti con l'adeguamento di 30 celle.