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Erano stati arrestati con le accuse, tra le altre, di associazione a delinquere di stampo mafioso e associazione segreta e nonostante il Tribunale del Riesame non abbia poi confermato i gravi indizi di colpevolezza per quanto riguarda l'accusa di mafia, alcuni di loro sono stati trasferiti dalla Sardegna in carceri di alta sicurezza della penisola.
È quanto accaduto a un gruppo di arrestati dell'operazione "Monte Nuovo", l'indagine coordinata dalla Dda di Cagliari su una presunta associazione con intrecci tra criminalità locale e istituzioni, che ha portato in manette 31 persone tra le quali l'ex assessora regionale dell'Agricoltura Gabriella Murgia - attualmente ai domiciliari - e il medico Tomaso Gerolamo Cocco, responsabile della struttura della terapia del dolore dell'ospedale Binaghi.
Il professionista, riferisce il quotidiano L'Unione Sarda, è stato trasferito dal carcere di Cagliari Uta al Pagliarelli di Palermo. Nei suoi confronti sono cadute le accuse di associazione a delinquere di stampo mafioso e associazione segreta, rimane la contestazione dell'associazione semplice.
Oltre a lui sono stati trasferiti nella penisola Giuseppe Mesina, nipote di Graziano Mesina, a Civitavecchia; Nicolò Cossu, finito a Voghera, e Giovanni Mercurio a Livorno.
Contro il trasferimento interviene l'associazione Socialismo diritti e riforme: "Si configura come un atto di arroganza da parte del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria che non rispetta il principio della territorialità della pena, essendoci in Sardegna istituti penitenziari destinati agli AS3 come Tempio e Massama - spiega la referente dell'associazione Maria Grazia Caligaris - Nel caso del medico Tomaso Cocco, il trasferimento in Sicilia appare come un accanimento, visto che il Riesame aveva escluso la sussistenza dell'ipotesi di reato di associazione mafiosa".
Secondo Caligaris "il Dap non può agire nei riguardi delle persone, specialmente se sono incensurate e in attesa di giudizio, come se fossero pacchi postali da collocare in un deposito, ignorando i familiari che per andare oltre Tirreno devono affrontare un viaggio lungo e dispendioso".
“Il trasferimento del medico Tomaso Cocco dal carcere di Una al Pagliarelli in Sicilia lascia basiti. A fronte di un alleggerimento delle condizioni processuali, essendo venuto meno il reato di associazione, c'è stata una "compensazione" con l'aggravamento delle condizioni detentive”. Sono le parole della garante per i diritti dei detenuti in Sardegna Irene Testa, che si dichiara preoccupata per le “pessime condizioni di salute sia fisiche sia psichiche nelle quali l’avvocato Rosaria Manconi ha trovato il suo assistito”.
Le questioni sulle quali fare luce, spiega Testa, sono due: “Un detenuto non può essere trasferito a oltre 200 km dalla propria residenza per il rispetto del principio di territorialità della pena. Non si comprende poi perché Tommaso Cocco sia stato trasferito in un carcere affollato quando nell'Isola non mancano i posti. Siamo purtroppo l'isola che ospita più di mille detenuti che arrivano da fuori regione, proprio per scontare da noi reati in regime di alta sorveglianza. Per questo risulta incomprensibile il trasferimento del detenuto. Chiederò di visitare Cocco al più presto per accertarmi rispetto al trattamento e alle condizioni di salute nelle quali si trova”, chiude Testa.