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Avrebbero incendiato una decina di auto-compattatori in diversi paesi del centro Sardegna, tra il 2010 e il 2015, proprio per eliminare dal mercato le ditte concorrenti nelle gare d’appalto per lo smaltimento dei rifiuti. Lo riporta il quotidiano “L’unione Sarda” di oggi.
Ci sono 12 persone alla sbarra che finiranno a processo nella prima udienza già fissata per il prossimo 24 gennaio 2020, a Cagliari: i reati ipotizzati dalla Dda (inchiesta coordinata dal pm Alessandro Pili), vanno dalle minacce, ai danneggiamenti fino agli incendi e alla turbativa d'asta.
Pilastro del sodalizio criminale, sempre stando alle accuse mosse dalla Procura, Giovanni Maria Firinu, 60enne di Santu Lussurgiu, dipendente della Nuova Ecoservice, ditta specializzata nello smaltimento rifiuti, già finito in carcere nel 2017 su ordine del gip e poi scarcerato.
Tra gli altri imputati la moglie Francesca Piras, amministratrice della stessa ditta, e Franca Pani, che della Nuova Ecoservice è direttrice. Poi Massimo Settefonti, 48 anni di Santu Lussurgiu, e il 50enne Basilio Angioi.
Secondo gli inquirenti tutto sarebbe iniziato a Tonara nel 2010, con l'incendio di alcuni auto-compattatori della ditta concorrente Redento Poddie. Da quel momento in poi, per cinque anni, ci sarebbe stata una escalation di attentati in diversi paesi del centro Sardegna: Torpè, Paulilatino, Buddusò e Santu Lussurgiu.
Il gup Roberto Cau ha rinviato a giudizio i 12 indagati, ora a processo - si celebrerà davanti al collegio presieduto dal giudice Giovanni Massidda - stabilirà se davvero dietro quegli attentati c'è un'associazione a delinquere di tipo mafioso.