PHOTO
L’immagine è quella di una sedia tragicamente vuota nell’auditorium dell’IPIA-IPSAR di Alghero, stracolmo di gente, tra studenti, genitori, insegnanti e rappresentanti delle Istituzioni. Il posto, però, è solo apparentemente vuoto. È occupato, così come lo è in tutti quei luoghi dove improvvisamente sono venute a mancare le donne a causa della sopraffazione maschile.
A simboleggiarne la presenza e il loro sacrificio, su quella sedia e vicino alla stessa, ci sono anche le rose e le scarpe rosse, il medesimo colore di quel sangue di anime innocenti che non cerca vendetta, ma riscatto. Che è il lascito morale che pesa sulla grave responsabilità di tutti noi e che consiste in ciò che possiamo e dobbiamo fare per liberare la donna dalle privazioni e violenze di genere che portano anche alla morte.
L’evento di ieri è stato il primo di una serie che si colloca all’interno di un progetto scolastico pluriennale, promosso dall’IPIA-IPSAR, che in collaborazione “La Rete delle donne APS Alghero”, ha lo scopo di sensibilizzare le studentesse, gli studenti e le famiglie sulla violenza di genere, a fronte dell’esigenza di conoscere tutte le modalità con cui la stessa violenza si presenta.
Tra gli altri, erano presenti all’incontro, la presidente de “La Rete delle Donne APS Alghero, Speranza Piredda (intervista nel video in basso), il sindaco della città, Mario Conoci, l’assessora Maria Grazia Salaris e la pedagogista Giovanna Palomba.
Diversi gli interventi nel corso dibattito, tra i quali il dirigente dell’IPIA-IPSAR, Vincenzo Scanu, la stessa presidente Piredda che ha condotto il dibattito, alcuni docenti della scuola, la madre di uno studente, rappresentante dei genitori, e il rapper Guglielmo Mura.
Di grande rilevanza è stato il coinvolgimento degli studenti, i quali hanno risposto con viva partecipazione, attraverso il tablet personale, alle domande di cui a un questionario sulla violenza di genere, che tutti hanno seguito con altrettanto interesse.
La poesia di Francesco Pes:
Una sedia vuota, muta,
ci guarda avvolta da improvviso silenzio
forse portato da un vento
con la speranza che questo tempo passi
e con lui l’aria di morte.