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Il calendario 2020, è “pieno” di X rosse sopra le caselle dei giorni, sono quelli che da metà marzo ad oggi segnano una sorta di conto alla rovescia per la tanto annunciata e sospirata ripartenza.
Marzia Pusceddu, classe 1988, da più di dieci anni nel mondo dell hair stylist, è una giovane imprenditrice cagliaritana, da due anni e mezzo è titolare di un centro degradé nella centralissima via Dante a Cagliari ed è anche lei nel ‘calderone’ come tantissimi suoi colleghi di attività in attesa di ricominciare. Non è facile, lo ammette, soprattutto tra tasse, bollette e 4 dipendenti a carico: “Ho rinnovato loro i contratti – dice – con un accenno di sorriso che scompare poco dopo, almeno in questa fase di emergenza possono beneficiare della cassa integrazione e non le lascerò a casa nemmeno dopo che torneremo alla cosiddetta normalità”.
Già, ma quando: “Credo di parlare non solo a nome mio ma a nome dell’intera categoria – ammette la 32enne - dire che abbiamo il cuore pieno di tristezza é forse poco, il nostro è un lavoro che ci porta costantemente a contatto con tante persone e raramente ci si sente soli, non siamo abituati al rumore del silenzio nei nostri saloni. Il Covid-19 ha fermato il nostro paese, il mondo intero e ora più passa il tempo più la situazione per le nostre attività sta diventando drammatica. Io e il mio staff – racconta Marzia - abbiamo lavorato fino all’ultimo giorno che ci è stato concesso, abbiamo provato a tenere duro perché la chiusura totale spaventava, ma chi avrebbe mai immaginato che la situazione sarebbe degenerata in questo modo?”.
La chiusura ‘forzata’
“Per noi parrucchieri la situazione è drammatica due mesi e mezzo di chiusura quasi, con una perdita di fatturato importante poiché questi per noi sarebbero stati mesi di grande lavoro tra Pasqua, cresime e comunioni, un fatturato assolutamente irrecuperabile, ma stare uniti e fermare tutto per combattere il virus era importante – aggiunge la titolare del centro degradè - ma ora mi domando che ne sarà di noi? È vero dovremo adeguarci a nuove abitudini di lavoro almeno per un po’ ma credetemi nessuno sta facendo davvero i conti in maniera giusta, ci state abbandonando un altra volta, Siamo nelle grinfie di sciacalli che ci spacciano per obbligatori mille macchinari e quant’altro caricandoci di ansie e paure. Ma la verità è che ancora nessuno ha detto cosa dobbiamo o non dobbiamo comprare ma molti si stanno lasciando imbrogliare e stanno spendendo i loro soldi in materiali che ancora nn si sanno nemmeno se saranno utili o obbligatori. Non si fa altro che parlare di ingressi singoli o di un cliente ogni 40 metri, ma come potete ragionare in questo modo, come potremo pagare le tasse, i prodotti, l’affitto e gli stipendi e tutto ciò che ci è rimasto in arretrato dai mesi scorsi, come con un cliente alla volta”.
“Il nostro lavoro non ha un tempo standard ci solo lavori da un ora, da tre o da 4 ore – prosegue - ci sono i tempi di posa da rispettare che sono momenti morti e nel frattempo che la cliente è in posa stiamo fermi quando invece potremo rendere produttiva un altra postazione, e ora mi domando come farò? Faccio entrare una cliente ogni tre /quattro ore solo perché ho poco più di 40 mt di locale? Ho 4 postazioni lavoro ,non pretendo di utilizzarle tutte a pieno regime e di riempire il negozio stile discoteca ma almeno due o tre postazioni con le giuste distanze e precauzioni, per consentire di accontentare le richieste delle clienti ma soprattutto per consentire al mio staff composto da 4ragazze oltre me di turnare e non perdere il lavoro. Perché di questo si parla ci chiedete di lavorare da soli in 40 metri. Ma non pensate che in 40 metri abbiamo varie postazioni ma soprattutto quei miseri 40 metri danno da mangiare a 5 persone, avete detto nessuno perderà in lavoro. Ma se queste solo le condizioni che dettate mi dispiace non resisteranno a lungo le aziende e se resisteranno taglieranno il personale”.
I dubbi di tanti, di un’intera categoria
“Quanti ragazzi volete disoccupati? Quante famiglie non avranno il pane in tavola, proponete orari lunghi e va bene, 7 giorni su 7 e va bene uguale, noi siamo guerrieri, abituati a sudare e a lavorare per produrre, siamo macchine da lavoro, ma fateci lavorare ee metteteci nella condizione di produrre per pagare tutto, non per diventare ricchi e far soldi, ma per sopravvivere senza calpestare e distruggere i sacrifici fatti finora. Non prendete decisioni campate per aria, fate i conti con la tipologia di azienda e con il numero dei suoi operatori, non potete mettere regole del genere di questo passo finiremo alla sfascio. Ma soprattutto dovete mettere anche regole diverse da regione a regione perché non tutti siamo nella stessa terribile situazione, ci vorrà tempo perché – sottolinea amaramente Marzia Pusceddu - l‘economia si risollevi ma dovete aiutarci non distruggerci ulteriormente .. con regole assurde, decidete cosa dobbiamo avere all’interno del negozio obbligatoriamente e non avvisateci la notte prima della riapertura, ma dateci il preavviso per poterci organizzare. Sono sempre stata orgogliosa di essere italiana e vorrei poterlo continuare ad essere. Vorrei un giorno ricordare questo momento di grande crisi si, ma vorrei poter raccontare a mia figlia che L Italia ci ha aiutati che ci siamo rialzati e che davvero tutti insieme abbiamo lottato e vinto una grande guerra, la guerra contro il Covid-19”.