Poliedrico. È molto probabilmente l’aggettivo che più si adatta, specialmente quando si tratta di una persona che da tantissimi anni veste molteplici panni: di appassionato di musica (come spesso si definisce), di volontario, di formatore e di sistemista informatico. Quel che suona strano, è la voglia instancabile di vestire tutti questi panni, qualche volta anche più d’uno contemporaneamente. 

È Jerry Carreras  o all’anagrafe,  Geronimo Efrem Andrea.  Scorpione classe 1972, Jerry si occupa da diversi anni di informatica. Attualmente ha l’incarico di Digital Media Specialist & Web Server Administrator presso l’ASPAL, l’Agenzia Sarda per le Politiche Attive del Lavoro, ma negli anni non ha perso l’interesse per tutte le altre passioni. “Sono tutte passioni. Anche quelle che svolgo per lavoro, nel senso canonico del termine. Ovvero quelle per le quali sono pagato. Ho la fortuna di aver raggiunto un obiettivo importante, e la cosa più bella è che il mio lavoro è fare qualcosa che mi piace.”, ci racconta Jerry, in un veloce coffee break delle sue intense giornate. 

D. PER LAVORO E PER PASSIONE? 

R. “Sì. Sono un Formatore Tutor della Regione Sardegna ed ho da tempo intrapreso il settore della Comunicazione nell’ICT: credo che le interazioni con il mondo dei mass media mi abbiano aperto diversi scenari molto interessanti. La passione per il web è nata tanto tempo fa, praticamente da quando Video On Line dava accesso ad internet attraverso le connessioni con i modem degli anni 90. E prima di Internet c’erano le BBS…” . 

D. SEI ARRIVATO AD USARE ABBREVIAZIONI SCRITTE NELLA STORIA 

R. “Nella storia della Comunicazione, senza dubbio! E scrivilo con la C maiuscola! Le BBS erano delle vere e proprie banche dati, anche se l’acronimo è molto più generalista: Bulletin Board System. Si svilupparono fin dagli anni 70, ma io le conobbi nella metà degli anni 80. Anzi, a dirla proprio tutta, prima c’era il VideoTel, il sistema della SIP che utilizzava un terminale ANSI con velocità che oggi non sono neppure pronunciabili… Parliamo di 1200/ 75 baud… una unità di misura che non si utilizza più…” . 

D. E IN SARDEGNA? 

R. “Anche in Sardegna c’erano le BBS, o meglio «i BBS», dato che il termine System è maschile. Uno storico fu il Microtel, il sistema implementato grazie alla passione di due persone ed alle risorse messe a disposizione da un noto negozio di informatica di Cagliari…” 

D. EH NO! COSÌ NON VALE: VOGLIAMO I NOMI 

R.“Sono presto fatti, e con piacere: Franco Saiu e Sandro Sarrù; il negozio è Micro&Drive di via Logudoro. Il Microtel ha cominciato a viaggiare sulle linee telefoniche alla velocità di 300 baud.” 

D. E LE ALTRE? 

R. “Ok, sono giovane… ma la mia memoria comincia a scarseggiare! Ne ricordo due con particolare affetto, perché di questi fui il SysOp: il BBS della SIP Direzione Sardegna, e HotRocks BBS; nome altisonante ma semplicemente legato al fatto che rispondeva da Perdasdefogu!” 

D. PRIMA HAI PARLATO DI MASS MEDIA: PARLI DELL’ESPERIENZA RADIOFONICA? 

R. “Beh sì, certo. Anche la radio. Tempo addietro sono stato intervistato per una testata giornalistica ed ho raccontato della mia esperienza in Radio. Ma visto che ho scavato nella storia, devo prima ricordare «Radio La Voce Sarda», che mi ha ospitato da bambino: ho cominciato con il recitare la frase «La favoletta degli amici animali» in una trasmissione condotta da Giacomo Citanna, e lo «start» era la sua mano che stringeva la mia!” 

D. ANCHE LA RADIO, E SEMPRE IN SARDEGNA… 

R. “Bravissimo! Anche la radio! Perché c’è stata la parentesi televisiva, ed anche quella sempre in Sardegna, davanti e dietro le telecamere. A parte la stessa emittente «La Voce Sarda» di Castello, perché gli studi TV e radio erano nello stesso posto, ci sono state Canale 60 (in via Martini), TeleSetar (presso l’omonimo Hotel di S’Oru e Mari), Odeon TV e Sardegna 1. La storia vuole che negli anni ‘90 conobbi Gennaro Longobardi in radio (allora Radio Studio One, nata dal restauro tecnico e artistico di Radio Setar) e da allora ci siamo sempre incrociati lungo il percorso delle trasmissioni, fino al partecipare alla sua Gradinata Sport in Studio o al Miracolo di Natale…”. 

D. E DUNQUE, RADIO ITALIA ANNI 60? 

R. “Radio Italia Anni 60 Sardegna! Perché facciamo parte del grande brand nazionale, ma siamo di casa! Una grande realtà tutta italiana, con uno staff di professionisti dislocati in tante regioni: quale migliore occasione per crescere in un campo artistico?” 

D. IN OGNI TUA ESPERIENZA C’È IL DENOMINATORE COMUNE “SARDEGNA” 

R. “L’anno scorso, una mia risposta ad una recensione su Tripadvisor ha fatto il giro del web. Complice (sicuramente) il web, perché fui intervistato da Antonio Piludu in un’altra testata giornalistica online, quella risposta non voleva essere solo un messaggio da recapitare al turista, ma anche una dichiarazione esplicita d’amore per la mia terra! Sono convinto che in Sardegna si possano scorgere migliaia di opportunità e risorse, e lo testimoniano le super-eccellenze che spesso leggiamo sui giornali o sullo stesso web. Ah già… il «web» per il pubblico è nato in Sardegna” 

D. EPPURE SONO TANTISSIMI I SARDI COSTRETTI AD EMIGRARE PER TROVARE UN LAVORO 

R. “Questa è una tristissima realtà della nostra terra, è verissimo, ma è altrettanto vero che in Sardegna esistono anche numerose possibilità di lavoro che «non piacciono». Perché i ragazzi d’oggi hanno degli obiettivi distorti dai modelli diffusi dai social e sono carenti di un elemento che, a mio modestissimo parere, è fondamentale: l’umiltà di cominciare da zero. Poi è anche vero che la Sardegna (o forse dovrei dire «la politica sarda») non è sempre stata a favore dei Sardi, e anche lo Stato Italiano non ha intrapreso grandi opere di sviluppo della nostra terra e per la nostra terra!” 

D. ALLORA QUAL È STATO IL TUO “DA ZERO”? 

R. “Ho la fortuna di lavorare da tantissimi anni, praticamente da prima di svolgere il servizio militare… anzi, nel mio caso il servizio civile, anche se a quel tempo gli «Obiettori di Coscienza» erano disertori e difatti venni denunciato «per aver rifiutato il servizio militare prima di assumerlo». Ma non ho certo cominciato come Digital Media Specialist! La famosa «gavetta» è importantissima, perché ti fa capire quali sono le reali dinamiche della regia nel mondo del lavoro: tutto ruota attorno alle persone! Se non impari a confrontarti, a discutere, qualche volta anche a scontrarti con le persone, ogni lavoro sarà in salita. Oggi è già difficile trovare dei ragazzi che «parlino bene», e non solo evitando il turpiloquio: se siamo arrivati ad ascoltare una canzone dal titolo «Il Congiuntivo» al Festival della Canzone Italiana, evidentemente c’è una lacuna macroscopica nel lessico comune. La mia gavetta annovera, e lo dico con orgoglio, ad esempio un music bar, uno storico ristorante-pizzeria, un’azienda di infissi…” 

D. ANCHE QUESTI IN SARDEGNA 

R. “Ebbene sì! Ma ho avuto l’occasione di lavorare anche all’estero. Sono stato in Germania, quando era appena caduto il Muro di Berlino: nei primi anni 90 ho conosciuto Lipsia, e lì ho imparato tantissimo! Anzi, se devo essere proprio onesto, ho conosciuto realtà di lavoro che in Italia si sono viste vent’anni dopo! Eppure era un grandissimo agglomerato urbano che scopriva come essere una città, perché la realtà dell’ «ex Germania Ovest» era molto diversa da quella dell’ «ex Germania Est». Poi ho lavorato anche a Parigi, ma logicamente l’esperienza fu molto diversa da quella tedesca! 

D. E NON HAI PENSATO DI RIMANERE IN GERMANIA O IN FRANCIA? 

R. “Oh sì, ci ho pensato tante volte. Ma ricordo benissimo la sensazione che provavo tutti i giorni: mi mancava la mia terra. Non solo «la mia casa», mi mancavano le strade, i panorami, i sapori e anche gli odori.. mi mancava tantissimo la Sardegna! Ricevetti anche un’offerta di lavoro molto interessante, e probabilmente (col senno di poi) sarebbe stata anche quella definitiva. Ma non ci riuscivo… c’era qualcosa che mi portava «a casa», e per «casa» intendo tutta la Sardegna, in ogni suo lembo, da Capo Sperone a Punta Filetto!” 

D. PERCHÉ LA MUSICA NON È IL TUO LAVORO? 

R. “Evidentemente perché non sono così bravo! Però posso dire che la musica mi accompagna da sempre, cammina con me! Fa parte di quelle passioni della vita che non possono mancare. Pensa che ho conosciuto mia moglie proprio grazie alla musica!” 

D. QUALCUNO DICE CHE IL KARAOKE NON È MUSICA 

R. “Non sono d’accordo, ma è ovvio! Se vogliamo attribuire alla parola «musica» un concetto prettamente artistico, si potrebbe anche disegnare la linea della netta divisione fra gli artisti e i dilettanti, ma è anche vero che gli artisti sono diventati tali, cominciando dal ruolo di dilettanti! Anche in questo ambito la Sardegna ha dato i natali a tanti artisti più o meno rinomati nel panorama italiano. E qualcuno di loro ha iniziato proprio cantando nei Karaoke…” 

D. CI SONO VOCI CONTEMPORANEE CHE TI PIACCIONO IN PARTICOLAR MODO?

R. “Ce ne sono diverse e senza scomodare nomi famosi e già acclamati! Tony Marongiu, Adele Grandulli, Francesca Lai,  Manuela Loi , Michela Torrente…” 

D. QUALI TRASMETTERESTI IN RADIO? 

R. “Tutte! Perché ognuna di queste persone ha una voce caratteristica, ed ha una caratteristica espressiva unica. Ma sono certo che questi cinque nomi sono una goccia dell’oceano artistico Sardo!” 

D. MUSICA, RADIO, INTERNET… E VOLONTARIATO 

R. “In Croce Rossa, prima di tutto. Sono un Volontario CRI dal 1990, ma solo perché nel ’90 ho compiuto 18 anni: sono cresciuto nell’autoparco CRI, quando per me era semplicemente uno spazio dove giocare.” 

D. SEI ANCHE ISTRUTTORE? 

R. “Sono un Volontario con alcune qualifiche. Elencarle come semplici termini è riduttivo, perché la realtà della Croce Rossa è molto vasta, e al suo interno ci sono numerose attività che naturalmente contemplano anche le qualifiche di chi deve insegnare. Sono un Formatore TSSA (Trasporto Sanitario e Soccorso in Ambulanza), sono un Istruttore FullD (le manovre di rianimazione cardiopolmonare e defibrillazione precoce per adulti e bambini), ma mi piace ricordare che sono un Volontario CRI.” 

D. ALLA FINE, LA DOMANDA SEMBRA INUTILE MA… PERCHÉ RIMANERE IN SARDEGNA? 

R. “Devo tristemente ammetterlo: non sempre possibile rimanere in Sardegna. Ma la Sardegna è una terra meravigliosa, con infiniti spunti di crescita. E per questo si può anche credere in una realtà che nasce in Sardegna e cresce nel mondo.”