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La carità prima agli italiani e poi ai migranti". E' la posizione dell'arcivescovo di Sassari Paolo Atzei il quale giustifica le sue affermazioni in quanto rispondono al principio di "prossimità pratica" che - viene spiegato sul sito dell'arcidiocesi - "comincia nella propria persona e nella fede si proietta oltre i confini delle propria casa, famiglia e patria".
Quello di padre Atzei è diventato un caso dopo la pubblicazione di un'intervista sulla testata online "Lafedequotidiana.it" e subito ripresa dal sito "Riscattonazionale.it".
E chi si attendeva una smentita da parte dell'arcidiocesi è rimasto deluso dopo che l'Ufficio delle Comunicazioni Sociali ha confermato la sostanza delle affermazioni dell'arcivescovo lamentando solo come il titolo ("Aiutare prima i nostri poveri") fosse "disgiunto dal significato delle cose dette".
Nell'intervista nella quale "non c’è nulla da smentire", l'alto prelato afferma che "la carità parte dalle persone più vicine a noi, e parlo degli italiani, che soffrono e spesso sono in miseria" e sottolinea come per esercitarla ci voglia "equilibrio" mentre "la tentazione magari ideologica o demagogica di privilegiare i migranti rispetto agli italiani esiste e qualche volta diventa una sorta di moda".
Padre Atzei sottolinea anche come la solidarietà sia un "dovere del cristiano" ma sostiene che "tuttavia non è ragionevole lasciare libero e incontrollato accesso a tutti senza limiti" perché' "poco alla volta, rischiamo di smarrire la nostra identità cristiana".
Secondo l'arcivescovo di Sassari, inoltre, l'intenzione di Austria e Ungheria di chiudere le frontiere è "una condotta difensiva che dal punto di vista strettamente cristiano" che non giudica certo "bella" ma che può "comprendere e giustificare dal punto di vista della prudenza" in quanto "davanti a chi invade ci si cautela".