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Alla Cooperativa Servizi Sociali con sede a Capoterra è riservato un posto di primo piano nel mondo del sociale in Sardegna; competenza e professionalità contraddistinguono il suo percorso trentennale che punta a valorizzare le potenzialità di ogni individuo, armonizzandolo in tutte le sue potenzialità. Natura, inclusione ed emozioni forti sono il mix perfetto del progetto Sensation seeking” rivolto ai minori con difficoltà.
I servizi attivi con diverse comunità residenziali presenti nelle provincia di Cagliari sono rivolti all’area della salute mentale, ai servizi domiciliari e ai minori. “Sensation seeking” è pensato proprio per i minori e i giovani in carico alla Neuropsichiatria Infantile e al Centro di Giustizia Minorile. Ideato e sviluppato dalla Cooperativa si basa sull’applicazione dei concetti della pedagogia del rischio. L’obiettivo è la ricerca di sensazioni forti come fonte di benessere psico-fisico.
Sardegna Live ha incontrato il Presidente della Cooperativa, il Dottor Rosario Angrisani e l’educatore Dottor Marco Mura, che ci spiegano quali sono gli obiettivi del progetto
Qual è il punto focale del progetto “Sensation seeking”?
Dottor Angrisani: “Il progetto è stato pensato facendo una valutazione della situazione attuale che i giovani si trovano ad affrontare; abbiamo utilizzato i concetti cardine della pedagogia del rischio secondo la quale è fondamentale per tutti i minori poter sperimentare il rischio, componente essenziale per una crescita equilibrata. Mentre il pericolo è qualcosa di oggettivo e dal quale occorre difendersi, il rischio diventa una componente essenziale per sperimentare situazioni nuove e soprattutto sé stessi, i propri limiti e, in questo modo, auto-determinarsi e scoprire i propri punti di forza”
In che modo far provare ai ragazzi sensazioni forti ad alto tasso adrenalinico può essere utile per la loro crescita?
Dottor Mura: “Spesso la crescita dei ragazzi, soprattutto di quelli appartenenti a fasce sociali fragili, è stata legata a una esposizione a situazioni di pericolo, creando problematiche a volte importanti. Lo scopo è invece quello di far provare ai ragazzi coinvolti esperienze ad alto tasso adrenalinico, ma in contesti strutturati ed educativi. Questo permette di lavorare, dal punto di vista educativo, su più fronti: a partire dai benefici apportati dalla natura a livello psico-fisico, alla creazione di una appartenenza a un gruppo che lavora su uno stesso obiettivo, alla sperimentazione di contesti di difficoltà che mettono alla prova e che pongono di fronte ai propri limiti. Tutto ciò dentro un contesto di auto-riflessione e di condivisione delle emozioni”.
Quali sono le varie fasi del progetto?
Dottor Mura: “Il Progetto prevede il coordinamento e la partecipazione di educatori della Comunità “Altre storie” gestita dalla stessa Cooperativa, in collaborazione con “Sardinia Wild Canyoning”, associazione che da molti anni si occupa di attività in outdoor e in particolare di canyoning e abseilling”. I ragazzi selezionati per il Progetto partecipano a una serie di uscite, propedeutiche l’una all’altra, in cui inizialmente ci si approccia alle diverse attività, generalmente si parte con il trekking e si impara l’uso delle corde per le discese e le arrampicate, per poi passare a percorsi più difficili con la via ferrata e il canyoning. Tutto ciò permette di sperimentare situazioni complesse, con rischi, necessità di collaborazione in squadra, superamento di limiti e paure. E su queste sensazioni si basa la fase successiva che è quella della riflessione e della condivisione degli stati d’animo, fase guidata dagli educatori”.
Quali i benefici più importanti per i ragazzi coinvolti?
Dottor Angrisani: “L’intento del progetto è quello di creare alternative valide per i ragazzi. In una società che tende ad alienare dentro i social e, in questo modo, a lasciare soli i giovani, progetti come questo hanno lo scopo di riportarli innanzitutto a una dimensione che nel tempo si sta perdendo, cioè quella della socialità reale, all’aria aperta. Come riportato dagli stessi partecipanti, questo progetto ha avuto un effetto quasi terapeutico perché permette di “fare uscire le emozioni”. Le frasi che sono emerse sono state, ad esempio: “non credevo di riuscirci, non ci avevo mai provato”, “lui mi ha aiutato a non mollare, ma anch’io gli ho dato il mio sostegno”, “in certi momenti ho avuto paura, ma poi l’ho superata perché non volevo lasciare le cose a metà”, “fare questa uscita è stato come una sfida, in alcuni momenti volevo mollare, ma poi ho pensato che mi sarebbe servito e allora ho fatto tutto”. Queste riflessioni rendono l’idea che, se posti di fronte ad alternative valide e costruttive, i ragazzi sono sempre capaci di costruire, di impegnarsi, di proiettare lo sguardo dentro e fuori di loro”.
“Sensation seeking” in questi anni ha avuto molto successo tanto da portare, nell’ultima edizione, anche alla partecipazione della Fondazione di Sardegna vi aspettavate questo risultato?
Dottor Mura: “Sono risultati che danno grande soddisfazione, perché riteniamo importante, addirittura essenziale, pensare in maniera nuova la progettazione per i giovani, al passo con la loro evoluzione, così come con le nuove richieste della società. La partecipazione della Fondazione ci ha dato ancora più stimoli, per fare di più e sempre meglio”.
C’è un episodio particolare che ricordate con più affetto avvenuto durante queste tre edizioni?
Dottor Angrisani: “Sono tanti i momenti che conserviamo e che ci hanno restituito tanto a livello emotivo; sicuramente quando nelle difficoltà nei percorsi è scattata la solidarietà tra i partecipanti, pronti a soccorrere e aiutare. O i momenti di gruppo, quando i ragazzi hanno condiviso le loro sensazioni, sempre in maniera spontanea e sincera, non avendo paura del giudizio ed è da momenti come questi che si rafforza il senso di responsabilità che dobbiamo avere nei loro confronti, nel proposito di costruire per loro strade nuove”.