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Da alcuni mesi combatteva la sua ultima battaglia contro un terribile nemico dal quale raramente ci si può attendere misericordia, ha purtroppo dovuto soccombere e ci ha prematuramente lasciati, ad appena 69 anni, l'amico e collega Roberto Porrà a lungo funzionario e poi dirigente della Soprintendenza archivistica per la Sardegna. Non appena avuta notizia dell'aggravarsi del suo stato di salute, ai primi del mese scorso, gli avevo telefonato per chiedergli il permesso di andarlo a trovare, ma poi l'improvviso subentro delle restrizioni sanitarie che ancora oggi ci imprigionano non me lo ha consentito; e per lo stesso motivo non mi è stato possibile neppure rivolgergli l'estremo saluto”.
Inizia così lo struggente ricordo commosso dell’archeologo Mauro Dadea, nel ricordare la figura del dottor Roberto Porrà, (scomparso qualche giorno fa a 69 anni), conosciutissimo in città: “Alla moglie Angela, al figlio Giovanni Lorenzo al fratello Franco e a tutti coloro che gli hanno voluto bene giungano dunque, per questo tramite, i sensi della mia più vivida compartecipazione al loro dolore – aggiunge Dadea - mi consola, nella tragedia, ripensare alla eroica serenità con cui Roberto ha percorso questa così difficile tappa finale della sua esistenza: del tutto cosciente della gravità del male che lo affliggeva, ne accennava però con distacco, come a un ospite importuno da sopportare quasi con indulgenza; ma, di più, con cristiana rassegnazione, incrollabilmente aperta alla speranza di ritrovarsi poi nell'abbraccio di Maria, che Roberto ha sempre amato e venerato, in particolare, sotto il titolo tutto cagliaritano di Nostra Signora di Bonaria”.
Esimio studioso, Roberto Porrà proprio alla Patrona Massima della Sardegna ha dedicato una delle sue opere più importanti, il volume "Il culto della Madonna di Bonaria di Cagliari: note storiche sull'origine sarda del toponimo argentino Buenos Aires", del 2011, conosciutissimo anche perché opportunamente ristampato da "L'Unione Sarda" in grande tiratura; al grande pubblico, comunque, lui è anche noto come lo scopritore della più antica attestazione documentaria relativa al culto di Sant'Efisio, risalente al 1564. Indagatore di archivi instancabile e acuto, uomo di scienza altrettanto generoso, non si contano i casi in cui, avendo reperito qualche documento di particolare importanza, ne abbia disinteressatamente affidato lo studio ad altri. Io stesso sono stato beneficiario di questa sua singolare liberalità quando, avendo individuato nell'Archivio del Convento di Nostra Signora di Bonaria a Cagliari, di cui era curatore, un prezioso foglio volante di "goccius", fino a quel momento sconosciuti, in onore di Santa Barbara Vergine e Martire Cagliaritana, stampati nel 1790 e perciò rarissimi, per via dei miei precedenti studi sulla figura storica di questa antica martire sarda pensò che fossi il più adatto ad occuparsi della loro pubblicazione, e me l'affidò. Io, ben conscio dello straordinario significato, per la nostra comunità locale, dell'insperata e inaspettata comparsa di un simile documento, avendo trovato in ciò immediata e piena collaborazione da parte del sindaco Francesco Dessì ne organizzai subito una presentazione pubblica che tenni, nel solenne contesto dell'Aula consiliare del Comune di Capoterra, il 1 luglio 2015, nel corso degli annuali festeggiamenti che il paese celebra in onore della sua Compatrona.
“Roberto era presente e ancora una volta, a nome di tutti i Capoterresi, come quel giorno è stato fatto dal nostro primo cittadino, gli rivolgo i ringraziamenti più sinceri – sottolinea ancora Mauro Dadea - lo studio scientifico di questi "goccius" sarebbe dovuto uscire come nuovo capitolo della seconda edizione, riveduta e ampliata, del mio volumetto del 1998 su "Santa Barbara Vergine e Martire Cagliaritana. Materiali per la storia di un culto", che tuttavia, per impedimenti vari, ancora non ha potuto vedere la luce. L'intenzione era quella di farlo stampare quest'anno, nella ricorrenza quattro volte centenaria del ritrovamento a Cagliari delle reliquie della nostra Santa Barbara, avvenuto il 23 giugno 1620: ma con l'emergenza pandemica che ci siamo improvvisamente ritrovati a dover affrontare, chi sa cosa ne sarà di questo e tanti altri progetti... Certo è, comunque, e mi onoro di assumermene l'impegno solenne fin da ora, che quando il libro uscirà sarà dedicato alla memoria di Roberto Porrà. Addio intanto, caro Amico. Ma è meglio che ti dica arrivederci! Arrivederci tutte le volte che ti rincontrerò e ti risentirò parlare nelle pagine delle tue pubblicazioni, come in questo momento in cui, impilate l'una sull'altra sul mio tavolo, le vado accarezzando sotto le dita, non avendo potuto farlo, almeno un'ultima volta, con il tuo caro volto. Ciao Roberto, a presto”.
(nella foto, da sinistra, il sindaco di Capoterra Francesco Dessì, al centro Roberto Porrà e a destra, Mauro Dadea – foto di Renato Scano)