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Con la scomparsa di Monica Vitti il mondo dello spettacolo perde un’icona intramontabile, vera e propria mattatrice della commedia italiana. La musa di Michelangelo Antonioni si è spenta a 90 anni, da tempo lontana dalle scene a causa di una lunga malattia. Un’ascesa impetuosa che la rese una delle protagoniste incontrastate della belle époque del cinema nostrano, consegnata ai riflettori internazionali grazie alla “Tetralogia dell’incomunicabilità” dello stesso Antonioni, coi film L’avventura, La notte, L’eclisse e Deserto Rosso. Proprio col regista ferrarese instaurò un rapporto speciale, tanto da divenirne compagna di vita in un rapporto tortuoso e incostante. Un sodalizio artistico e sentimentale che si dissolse quando lei trovò l’amore in un altro regista, Carlo Di Palma, allora direttore artistico.
AMORE PARADISIACO. Ma è certamente la storia con Antonioni che ha raccolto maggiormente le attenzioni di pubblico e stampa. Lui, cineasta per certi versi rivoluzionario e avanguardista, e lei, icona di bellezza e talento innato. Nella loro abitazione a Roma i due amanti vivevano in due appartamenti sovrapposti, collegati da una botola e una scala a chiocciola, quasi a doversi ritagliare ognuno i propri spazi, oppressi dal peso delle loro personalità e dell’immagine crescente che andavano ritagliandosi. Ma è anche alla Sardegna che possiamo ricondurre una parte intima della vita di coppia, più precisamente in Gallura, a Costa Paradiso, nel versante nord-occidentale dell’Isola. In questo ruvido tratto di costa, immerso nel verde della macchia mediterranea, sorge una struttura del tutto singolare, nata su idea di uno degli architetti più influenti del Novecento, Dante Bini.
RIFUGIO. Questi progettò una fra le più importanti opere di architettura contemporanea della Sardegna: la Cupola. Prende il nome dalla caratteristica fisionomia che ne conferisce una forma, appunto, di cupola, e venne completata nel 1971. Antonioni era giunto nell’Isola insieme alla Vitti quasi dieci anni prima, per girare alcune scene di Deserto Rosso, primo film a colori e ultimo della celeberrima tetralogia. In una scena della pellicola la realtà si smaterializza, e viene proiettata in un mondo favoloso ambientato su una spiaggia rosa, quella di Budelli. L’allora proprietario dell’isoletta, Pierino Tozzi, sognava di costruire un “paradiso semplice”, in una terra incontaminata, e scelse come teatro “S’ara niedda”, zona impervia e di scarso valore, abbandonata alla natura selvaggia, e la ribattezzò Costa Paradiso. Questo luogo paradisiaco, caratterizzato dall’aspro contrasto fra granitiche rocce immerse nella natura e mare smeraldino, conquistò il cuore dei due innamorati, che decisero di costruirvi un intimo rifugio per le vacanze.
AVANGUARDIA. La cupola rigida, eretta per soddisfare il sogno della coppia, fu battezzata “binishell” per la particolare tecnica di realizzazione, e si trattava di una “scultura spaziale e sensoriale”. Essa rappresentava il progresso dilagante, e tramite questa Antonioni voleva impressionare e conquistare la sua amata. Sorse in brevissimo tempo grazie a un’unica gettata di cemento armato, gonfiata e sollevata dalla pressione dell’aria al suo interno. Una volta solidificato il cemento vennero “bucate” le pareti ritagliando gli spazi d’aria desiderati. Al suo interno locali ariosi e luminosi – cinque stanze e quattro bagni – collegati da una scala di rocce di granito che attraversa sinuosa il soggiorno. Successivamente migliaia di edifici vennero costruiti con la tecnica del “binishell”, ma questo resta fra tutti il più rappresentativo. Fu luogo d’incontro di importanti personalità italiane quali Tonino Guerra e Sergio Vacchi, e del cinema internazionale come il regista sovietico Andrej Tarkovskij.
FRAMMENTI DI STORIA. Tuttavia, la dimora venne frequentata dai due solo per un breve periodo, fino allo sfiorire di quell’amore tormentato, e successivamente venne lasciata in uno stato di abbandono, temporaneamente dimenticata. Oggi la villa possiede dei proprietari e ne è vietato l’ingresso: la si può ammirare soltanto dall’esterno, nel rispetto della privacy e della proprietà privata. Nel 2015 la Cupola è stata dichiarata bene di interesse storico-culturale e grazie a ciò è oggetto di tutela. L’architetto olandese Rem Koolhaas l’ha definita “una delle architetture migliori degli ultimi cento anni”, per noi, senz’altro, è uno dei simboli testimonianza della grande stagione del cinema italiano e di alcune delle più prestigiose personalità, che lo hanno reso grande nel mondo.