“Ieri mattina abbiamo fatto l’ennesimo sopralluogo al fine di assicurarci delle condizioni in cui i colleghi lavorano nel centro di Monastir. Durante il colloquio avuto con Lei la settimana scorsa, avevamo ottenuto rassicurazioni su due punti che ci preoccupano molto, l’accumulo di immondizia e la permanenza dei positivi Covid in tre aree diverse all’interno della struttura e la loro libertà di movimento con tutti i rischi annessi. Con grande rammarico abbiamo constatato che le condizioni igienico sanitarie risultano più che allarmanti e meritevoli di un urgentissimo interessamento. Nella parte posteriore si manifesta questo scempio composto da rifiuti di ogni genere. Questo abominio si mostra ai nostri occhi da mesi nonostante le numerose segnalazioni”.

Comincia così la lettera inviata dal Sap, Sindacato Autonomo di Polizia, a firma del segretario provinciale, Luca Agati, inviata in primis al prefetto di Cagliari Gianfranco Tomao e per conoscenza al Questore Pierluigi D’Angelo e alla sindaca di Monastir, Luisa Murru: “Questo ammasso di rifiuti abbandonati si nasconde alle spalle della struttura che ospita il Cas, in una parte piuttosto nascosta. I sacchi – denuncia Agati - contengono residui alimentari diventando richiamo per ratti e blatte. Questo invece è il mucchio di rifiuti indifferenziati ammassati alla destra dell’ingresso del centro, di fianco alla casetta che ospita alcuni malati Covid e a pochi metri dei Poliziotti impegnati nella vigilanza. Rifiuti indifferenziati, residui di cibo che anche in questo caso diventano richiamo per animali indesiderati. Per noi questa si chiama Emergenza igienico sanitaria – rimarca Luca Agati - questi sono rifiuti prodotti da malati Covid che devono essere smaltiti senza alcun ritardo direttamente all’inceneritore. La normativa è chiarissima e di certo non consente ammassi di questo genere, oltretutto a pochi metri da operatori di Polizia e stranieri malati ospiti del centro. Lo smaltimento dei rifiuti del centro, essendoci dei positivi Covid, deve essere equiparato a quello sanitario. Non cerchiamo responsabili - ammette Luca Agati - solo una definitiva risoluzione di un problema che preoccupa le centinaia di appartenenti alle forze dell’ordine che lavorano a Monastir ogni giorno. I numeri dei presenti all’interno del centro sono cambiati in virtù della conclusione positiva della quarantena e le condizioni meteo avverse che hanno temporaneamente sospeso gli sbarchi. Riteniamo che sia il momento ideale per dare immediato avvio alla messa in sicurezza della struttura, determinando l’unione di tutti i malati nella stessa area, necessariamente prima che riprendano nuovi arrivi sulle coste del Sud Sardegna. I rischi che stiamo correndo sono troppo alti per attendere con pazienza le lente operosità burocratiche peculiari della Pubblica Amministrazione. Siamo grati del lavoro che si è svolto fino ad oggi – conclude il sindacalista del Sindacato Autonomo di Polizia - ma non possiamo permetterci di aspettare quando di mezzo ne va la salute dei Poliziotti. Avevamo usato il termine “polveriera pronta ad esplodere” non più tardi di dieci giorni fa, la situazione oggi, invece che migliorare, è drasticamente peggiorata. Sono oggi 192 le persone stipate all’interno del centro e ben 33 positivi al Covid (in attesa dei tamponi ai nuovi arrivati).

Usando un termine che va molto di moda in questi giorni, stiamo parlando  di un focolaio gestito pessimamente. Monastir è un luogo dove si alimenta e tollera l’illegalità. Sono parole forti, lo sappiamo, ma dinanzi alla tutela della salute dei poliziotti non possiamo certo risparmiarci. E’ stata una settimana di fuoco tra risse, ferimenti e proteste varie. L’impegno dei nostri vertici è tangibile, ma visto ciò che accade giornalmente, bisogna trovare altre soluzioni, oggi, non domani che potrebbe essere troppo tardi".

Dura la presa di posizione del Sap, Polizia di Stato, che continua: "Il Reparto Mobile e la territoriale subiscono la follia del periodo con richieste davvero fuori da ogni logica da parte di chi gestisce l’ordine pubblico. Ci sono (per fortuna non tutti) funzionari che non funzionano, ai quali non è ben chiaro l’impiego del Reparto e della cd territoriale a loro disposizione.

Si ordinano controlli accurati a contatto di stranieri appena sbarcati potenzialmente malati, è successo addirittura che la responsabile del centro (una civile) chiedesse ai poliziotti di ispezionare la cavità orale degli algerini appena giunti per rilevare la presenza di lamette o altri oggetti pericolosi.

Una follia. Continuiamo a ripetere che con un dispositivo numericamente così imponente, la presenza di un funzionario fisso è doverosa. Anche perché è inumano anche nei loro confronti e dei colleghi che li accompagnano, effettuare turni di presenza di 18 ore all’interno.

La classe dirigente è abituata ad obbedire in silenzio - dice Agati - noi non abbiamo problemi a rappresentarlo, anche perché un funzionario stanco, è un funzionario che sbaglia e noi non ce lo possiamo permettere.

Ci sono decine di Ispettori Superiori, Sostituti Commissari, Commissari e Vice Questori che potrebbero alternarsi al comando delle unità operative, così da poter gestire sul posto situazioni di pericolo ad ogni ora e non disponendo telefonicamente senza la percezione reale di ciò che sta accadendo.

Nei giorni scorsi è rimbalzata la notizia falsa di dodici algerini fuggiti dopo una notte di proteste all’interno, con il saccheggio dell’infermeria. Non sappiamo chi abbia lanciato una fake di tal portata, accesa ancor di più dal dubbio che tra loro vi fossero dei positivi.

Peccato che nella più totale confusione, i colleghi fossero convinti che tale fandonia fosse autentica e nessuno ha detto loro la verità (forse perché nessuno la sapeva davvero).

Dei tre rintracciati ieri in viale Elmas, proprio qualche giorno, fa ne avevamo chiesto contezza e proprio la Questura ammetteva di non avere notizie ufficiali della fuga dai responsabili del centro. Lo sapevano i colleghi, lo sapevamo noi, non lo sapeva chi di dovere.

L’altra sera due algerini sono stati fermati al porto perché in procinto di imbarcarsi per il continente. Due algerini in quarantena, accompagnati qualche giorno fa a Tonara e rientrati chissà come a Cagliari con lo scopo di partire. Panico, chiamate due delle Volanti presenti sul territorio per accompagnarli, per poi rivedere la decisione e chiamare un’ambulanza per via della non esclusa positività al Covid. Riaccompagnati a Monastir, esclusa la positività, tutto a posto.  Ma si può lavorare in questa maniera, nel caos più assoluto? - di domanda il sindacalista nella mssiva - dal centro continuano ad entrare ed uscire stranieri, beatamente qualcuno rientra e se i poliziotti chiedono informazioni sul loro stato, gli stessi rispondono in maniera aggressiva ben sapendo che non avranno conseguenze. Una presa in giro, un rischio immane per la salute di chi lavora all’interno.

Notiamo che i positivi alloggiati al terzo piano, utilizzando la scala di emergenza, scendono al piano sottostante mischiandosi ad altri che lì alloggiano. I positivi che vivono al secondo piano dell’altra palazzina, scendono sotto al porticato a fumare, rifiutando di tornare all’interno.

Continuiamo a rapportarci con algerini dei quali si sconosce la condizione sanitaria, senza avere la minima idea se questi siano positivi o negativi al Covid. Ed è inoltre ormai impossibile avere certezze perché gli stranieri vivono in totale promiscuità tra loro. I poliziotti - ricalca Luca Agati - sono stanchi e preoccupati per la propria salute, qualche funzionario crede di poter aggirare i rischi della malattia facendo il “fenomeno” ordinando agli uomini di far rientrare gli “ospiti” all’interno dei rispettivi alloggi entrando quasi a contatto fisico. Peccato che così non si lavora e nessuno, ribadiamo nessuno, si può permettere di avanzare richieste ponendo a rischio la salute dei poliziotti.

Ormai non si parla più di emergenza, questa vergogna è il risultato di politiche folli che non finiranno a breve termine. Allora bisogna organizzare in modo da tutelare i colleghi.

E’ inconcepibile che il Reparto Mobile, dopo due mesi di servizi giornalieri, possa avere di sabato i servizi bloccati fino alle 18 in attesa di un turno notturno perché la Questura ha chiesto altri 10 unità, è assurdo che ci siano colleghi alla quinta notte in un mese o alla quarta domenica consecutiva in servizio. E’ assurdo il giro di telefonate implorando i colleghi di lavorare in turni fuori da ogni regola imposta dall’accordo nazionale quadro. In “emergenza” il sacrificio è di tutti, ma così è davvero troppo.

E poi la disposizione all’interno è solo un rischio per la salute dei poliziotti. Possiamo mettere anche 100 uomini, tanto lo sappiamo che l’ordine è quello di non intervenire, e allora perché non vigilare all’esterno escludendo in parte il rischio di essere contagiati? Ringraziamo per la pulizia e la rimessa in funzione dei bagni, per l’installazione delle macchinette per gli operatori. Ribadiamo di percepire nei nostri vertici un’operosità fuori dal comune, ma il risultato non è avvertito alla base e questo non può che essere visto come una triste sconfitta.

In ultimo Signor Questore, le esponiamo un quesito semplice - scrive Agati - se un nostro collega viene esposto al contatto esterno con un positivo Covid, durante un viaggio aereo, un soggiorno in albergo, un ristorante, viene contattato dall’Ats per un controllo sanitario immediato con relativo periodo di quarantena. Tutti i giorni i colleghi avvicinano positivi Covid (o presunti tali vista la mischianza quotidiana) senza che nessuno si preoccupi di capire se hanno contratto la malattia o meno, con la grave possibilità che il virus veicoli nei nostri uffici e nella case dei nostri famigliari. Ad oggi - conclude Agati - non è previsto alcun tampone, alcun test sierologico per gli operatori di Polizia.