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"Prima del 2013 non avevamo mai avuto problemi di allagamenti, ora sono diventati una triste abitudine. Viviamo nella paura e vorremmo che chi di dovere intervenisse per risolvere il problema di una città che si allaga quando piove".
A parlare è Antonello Mele, operaio di 48 anni originario del nuorese ma da una vita a Olbia. L'uomo vive in via Gessi, di fronte al rio Siligheddu che ieri è esondato tre volte mandando l'intero quartiere sotto l'acqua e il fango. Esattamente come due anni fa, quando la città venne investita dal ciclone Cleopatra.
Al momento dell'emergenza a casa con lui, oltre alla moglie, c'erano i figli di 22, 15 e 5 anni. La sua è un'abitazione di 200 metri quadri con giardino intorno. "L'abbiamo realizzata con i sacrifici di una vita, ma ora purtroppo non ha più valore", racconta Antonello all'ANSA mentre accatasta i mobili all' esterno della casa. Si salva il salvabile. Anche gli elettrodomestici finiscono sotto l'acqua corrente, "l'unico modo per pulirli dal fango", dice sconsolato.
Anche nell'alluvione del 2013 la famiglia Mele aveva perso tutto, allora l'abitazione era stata invasa da quasi due metri d'acqua, questa volta l'altezza ha sfiorato il metro.
"Avevamo appena finito gli interventi di sistemazione della casa: rifatto l'impianto elettrico, di riscaldamento e dell'acqua, la pavimentazione, gli intonaci e il giardino. Oggi è tutto da rifare". Ma lui e gli amici che gli stanno dando una mano non si perdono d'animo e alla meno peggio cercano di pulire dal fango i ricordi di una vita: "non possiamo fare altro", dice rassegnato Antonello accennando un timido sorriso.