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La famiglia di Stefano Masala, il giovane di Nule scomparso in concomitanza con l'omicidio dello studente Gianluca Monni, ucciso a Orune l'8 maggio scorso, insiste perché i due episodi restino distinti.
Tramite i suoi legali Caterina Zoroddu, Paola Pischedda e Gianfrancesco Piscitelli, che è anche presidente dell'associazione Penelope Sardegna, i familiari del 28enne di cui non si hanno notizie da 40 giorni si dissociano dalle ricostruzioni giornalistiche - al momento prive di riscontri - che collegano l'omicidio con la sparizione, in particolare quella secondo cui Masala sarebbe stato al volante dell'auto la mattina dell'agguato mortale.
I legali della famiglia Masala - si legge in una nota - "non intendono in alcun modo prendere posizione sulle indagine relative al delitto Monni di cui non sanno nulla e non intendono nulla conoscere sino a che la posizione dei loro assistiti resta quella di parenti di uno scomparso".
"Le istanze rivolte alle autorità, che solo casualmente sono le stesse titolari dell'indagine sul delitto, attengono solo ed esclusivamente alle ricerche di Stefano Masala che, al pari di qualsiasi soggetto scomparso, dev'essere ricercato sino alla certezza della sua sorte", ribadiscono gli avvocati.
"Tali istanze vengono reiterate: si chiede luce sulla scomparsa e l'utilizzo di tutti i mezzi possibili per il ritrovamento del loro congiunto vivo o forse anche morto. In un territorio così vasto, ove le autorità ritengano non consono l'utilizzo delle unità cinofile da cadavere richieste, potrebbero essere adottati sistemi più consoni quali il georadar o le ricerche con drone; in tal modo potrebbero essere accertate modifiche del terreno e della vegetazione tali da far sospettare la presenza di recenti sepolture o di cadavere dissimulati".
"Sarà compito esclusivo della magistratura", aggiungono i legali, "evidenziare o rilevare eventuali connessioni tra la scomparsa di Stefano Masala e l'omicidio di Gianluca Monni. Ma è diversa la posizione di chi ha la possibilità di piangere un morto e chi, invece, vive nell'angoscia del non sapere e della logorante attesa".