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Ollolai perde il suo uomo più famoso. E oggi, 3 settembre, lo accompagnerà commosso, grato e riconoscente, perché riposi in pace, nel piccolo cimitero della capitale barbaricina. Dopo una vita che ha dell’incredibile.
Il giovane parroco di Ollolai, Luca Mele ha parlato di “una favola che ci insegna a sperare e a credere”. Una favola bella: per credere in noi stessi, nella possibilità del nostro riscatto e nella nostra liberazione: come Sardi intendo. Come la favola del percorso esistenziale, umano e professionale di Zizzu Columbu ci insegna: proveniente da una famiglia povera di Ollolai – come la mia e tante altre nel mio paese – negli anni Sessanta, dopo aver fatto da ragazzo il pastore nelle campagne di Usini, nel Sassarese, emigra in Germania: un destino ineluttabile per tanti sardi – soprattutto giovani – in quel periodo.
La nostra malfatata Terra infatti, proprio nel momento del boom economico in Italia – da cui non venne neppure sfiorata – assistette alla emigrazione-deportazione della nostra migliore gioventù. In cerca di lavoro e di fortuna. Ebbene Zizzu Columbu sublimò questa “sventura”: credette in sé stesso, nelle sue possibilità e capacità e da lavoratore emigrato, da manovale diventò una celebrità, un campione pluripremiato e plurimedagliato: grazie alla sua pervicacia e ai suoi sacrifici.
Diventò un professionista di successo. Un amico (e collaboratore) di uomini potenti: ad iniziare da Schwarzenegger, mito cinematografico e già Governatore della California. Onore a Zizzu Columbu per tutto quello che ha realizzato. Eppure la sua vera e più profonda grandezza, a mio parere, non sta in questi suoi successi. O comunque non solamente nelle sue vittorie. La sua grandezza sta nell’uomo, prima ancora che nel campione. Sta nell’essere rimasto semplice. Nel non essersi montato la testa. Che spesso succede a chi, inebriato dalla celebrità e dai soldi, deborda. E cade nell’ὕβϱις: nella superbia e nell’arroganza. E questo succede per lo più quando si dimenticano o si rimuovono o addirittura si disprezzano le proprie origini. Magari vergognandosene.
Franco Columbu al contrario è sempre rimasto attaccato alle sue radici paesane e agropastorali : è lui stesso ad affermarlo e scriverlo. E’ rimasto attaccato alla sua identità, ad iniziare da quella linguistica: "Cando telefonaiat a bidda dae Los Angeles, allegaiat semper in Sardu", ha dichiarato un suo grande amico, Tonino Bussu, già sindaco di Ollolai. E l’attuale sindaco, Efisio Arbau, sottolinea il permanente legame del campione al suo paese natale, cui è sempre stato munifico e generoso. Di cui è stato "bandiera e ambasciatore nel mondo".
A Ollolai rientrava sempre, specie in occasione della Festa di San Bartolomeo. Come del resto anche quest’anno. Ahimè rientrato per sempre. Che la terra ti sia lieve, Franco-Zizzu Columbu. Come ollolaesi e come sardi abbiamo molto da imparare da te: per volare in alto occorre dotarsi di radici robuste e fungudas. Tu ci sei riuscito. Perché hai attraversato il mondo portando pistoccu in bertula. E ses torrau a domo. Perché "Un sardo può andare ovunque ma è legato da una fune con la sua terra che gli serve per tornare sempre alle origini": ecco il tuo più alto insegnamento.