PHOTO
"Egregio Dottor Aldo Cazzullo,
Lei scrive di essere amareggiato al pensiero “che esistano altri italiani, nel caso specifico sardi, che vorrebbero abbandonare la patria e lo Stato che i nostri antenati hanno costruito e difeso a prezzo di molto sangue”. Ma non ha ragione di amareggiarsi. Per il semplice motivo che i sardi sono sardi non italiani. O forse che prima eravamo spagnoli? E ancor prima catalano-aragonesi? O fenici durante la loro “colonizzazione”? O cartaginesi, o romani, o vandali o bizantini durante la loro dominazione?
Noi Sardi siamo certo cittadini italiani, ma di nazionalità sarda. Ho l’impressione che Lei confonda Stato con Nazione. Quando la differenza è evidente. E, come recita l'apoftegma latino, "De evidentibus non est disputandum"!
Ricordo comunque che la Sardegna, storicamente, è entrata (e finanche coattivamente), nell’orbita italica – a parte la breve parentesi pisana e genovese nei secoli XI-XIII – solo agli inizi del 1700 quando venne ceduta al Piemonte, per un baratto di guerra, ai Savoia che diventarono re e si dimostrarono in 226 anni di dominio e sgoverno, tiranni ottusi famelici e sanguinari.
Siamo Sardi e siamo, da sempre una Nazione: per storia, diversa e dissonante rispetto alla coeva storia italiana ed europea; per lingua.(nata e affermatasi quasi 300 anni prima della lingua italiana e per più di 400 anni lingua ufficiale e cancelleresca nei regni giudicali ); per tradizioni.
Il “sentimento” nazionale sardo è viepiù largamente presente fra i sardi, oggi: alla faccia di chi ha sempre tentato di “snazionalizzarci” e “dessardizzarci”, privandoci della nostra Identità. Come Sardi intendo.
Ricordo che nel 2012, in un sondaggio (curato dall'Università di Cagliari e da quella di Edimburgo e finanziato dalla Regione sarda, circa l'atteggiamento dei Sardi nei confronti della propria identità) è emerso che il 27% si sente sardo e non italiano; il 38% più sardo che italiano; il 31% tanto l'uno che l'altro e solo il 3% più italiano che sardo e l'1% esclusivamente italiano. Ma si tratta solo di un “sentimento”, di un “umore”? O, meglio, di un ri-sentimento e di un mal-umore nei confronti dello Stato italiano, storicamente ostile nei confronti dell’Isola? O sta maturando una nuova consapevolezza e coscienza della propria “diversità” e “specificità” e dunque dell’essere “Nazione”? Che ha diritto dunque all’Autodeterminazione - garantita da tutti i Trattati e Convenzioni internazionali - e all’Indipendenza? Io credo di sì.
Non si amareggi dunque Dottor Cazzzullo: la nostra Partria (e Matria) è la Sardegna non l’Italia. Nessun abbandono quindi. Naturalmente questa mia breve nota non sarà mai pubblicata nel Corriere della Sera: cui sembra fare paura la stessa parola “Indipendenza”. O devo ricredermi?"
Francesco Casula, storico e scrittore