Non nascondo che dopo la sentenza ho pianto..”. A parlare ai microfoni del Corriere la procuratrice Francesca Nanni, che riaprì il caso di Beniamino Zuncheddu, pastore che dopo 33 anni trascorsi in carcere è stato assolto per non aver commesso il fatto.

Nel 2019 la procuratrice era a Cagliari e firmò la richiesta di revisione per il caso dell’allevatore di Sinnai, dopo aver letto, studiato e creduto fermamente nella vicenda dell’uomo.

Zuncheddu catturò la sua attenzione quando, dopo 27 anni di cella, "ribadì di essere innocente, eppure per uscire bastava  ammettere di essere l’assassino che aveva ucciso 3 persone e ferito una quarta". La procuratrice notò questo particolare, chiamò l’avvocato e gli disse: “Mi ha convinto, quest’uomo è innocente, ma con le prove che abbiamo non andiamo da nessuna parte”.

Così convinse la Procura ordinaria ad aprire un’inchiesta per cercare eventuali altri complici e misero sotto controllo alcune persone, tra cui Luigi Pinna, la persona ferita che indicò nel febbraio 1991 Zuncheddu come l’assassino.

So che lei in tutto questo tempo ha vissuto male perché ha il dubbio che quella persona che dice di aver visto non sia il vero responsabile”, furono le parole che Francesca Nanni disse rivolta a Pinna, convocato al palazzo di giustizia. "Quando uscì andò dalla moglie che lo aspettava in macchina e disse le famose frasi: quelli hanno capito, sanno la verità", ha detto la procuratrice.

 Da lì si riaprì il processo: Pinna in aula ritrattò la testimonianza di 33 anni fa affermando che "un poliziotto gli mostrò allora la foto di Zuncheddu indicandolo come colpevole".

Mi piace pensare che quella mia frase ripetuta più volte abbia mosso la coscienza, anche se non credo che lui abbia mai pensato di accusare un innocente”, ha detto Francesca Nanni, come riporta il Corriere.