Dopo l’articolo sul caso delle blatte a Selargius ci avete scritto in tanti, raccontandoci di come anche per voi sia divenuto un problema insostenibile. Di contro, tanti sono stati anche i commenti ironici alla notizia e allora abbiamo interpellato la dottoressa Claudia Demontis, psicologa specializzata in disturbi d’ansia e dipendenze affettive, che esercita nei comuni di Cagliari e Quartu Sant’Elena, per farci spiegare quali sono le caratteristiche di queste fobie e perché vengono sottovalutate dalla comunità e dalle istituzioni.

Dottoressa, dopo il nostro articolo, qual è il suo pensiero su questo tema?

«Il discorso è sicuramente importante e non trascurabile. Parliamo di un problema che coinvolge molte persone, classificato nel DSM 5 tra i disturbi d’ansia. È sicuramente necessario che la comunità sia unita e che si sostenga nella comprensione del problema. Le segnalazioni dei cittadini sono moltissime durante tutto l’anno sia per motivi d’igiene sia di stress psicologico.»

Perché le persone ironizzano su questo argomento?

«Le persone ironizzano sulle fobie in generale, precisamente non tanto sulla fobia, ma sulla debolezza delle persone per sentirsi più forti. È più facile ironizzare sulle fobie altrui che sulle proprie e così, purtroppo, si tende a confrontarle con quelle degli altri reputando solo le proprie giustificate.»

Può farci un esempio?

«Certo, il ragionamento che può formulare un individuo è “Io potrei aver paura solo se mi trovassi davanti a un leone, non davanti ad un’innocua blatta che per dimensione e aspetto non potrebbe mettere a repentaglio la mia vita”.

Oppure, prendiamo il caso di una persona che ha paura dei topi. A essa è legato un fattore culturale e storico. Ossia, i topi nella storia sono stati causa di morte e diffusione di malattie, quindi, una persona si sente legittimata a temere la presenza dei topi, ignorando che gli scarafaggi sono tra i parassiti più pericolosi per la salute delle persone. Infatti, attraverso le feci, la saliva e la muta possono causare gravi reazioni allergiche, eczema e asma negli esseri umani. Data la facilità e la massiccia quantità di uova che possono deporre è importante non sottovalutare il problema.»

Quindi, a suo parare, è un problema culturalmente sottovalutato?

«Assolutamente. Sono necessarie sensibilizzazioni, giusta informazione e piena consapevolezza del problema da parte di tutti.»

Parlando di paura legata a questi insetti, di che fobia stiamo parlando?

«In questi casi si parla di entomofobia ossia fobia per animali con un aspetto repellente come gli scarafaggi.»

Chi soffre generalmente di questa fobia?

«La paura degli insetti è spesso associata alla paura dell’ignoto, di ciò che non si controlla e non si padroneggia. Sembra essere correlata alla paura degli schemi, delle sorprese e degli imprevisti. In genere chi soffre di entomofobia a livello patologico ha dimostrato di avere tratti di personalità evitante e ha fortemente paura di essere giudicato. Può rappresentare anche il timore per ciò che è sporco e possibile portatore di malattia.»

Si può guarire?

«Assolutamente si»

In che modo?

«Per superare completamente la fobia degli insetti occorre un sostegno psicologico, focalizzando il problema con l’aiuto di un professionista.»

Una fobia può svilupparsi a seguito di uno stress prolungato e continuato?

«Le persone tendono a evitare situazioni associate alla paura, ma alla lunga questo meccanismo diventa una vera e propria trappola. Sfuggire non fa altro che confermare la pericolosità della situazione evitata.

Alla presenza dell’insetto temuto, l’individuo avverte un forte disagio che innesca la reazione fobica e instaura la convinzione che il ripetersi dell’esperienza d’ansia sarebbe intollerabile. Di conseguenza il soggetto cerca in tutti i modi di sottrarsi alla situazione che gli crea un allarme.

Il sollievo conseguente allo svincolamento è solo temporaneo e incrementa il senso di sfiducia personale, così che l’evento tanto temuto appare sempre più impossibile da fronteggiare.»

Che tipi di disagi psicologici possono nascere in chi non ha questo tipo di fobie?

«Il soggetto potrebbe avere reazioni emotive che possono andare da lievi forme d’ansia fino a un vero e proprio attacco di panico con sintomi come tremori, tachicardia, paura di svenire. Inoltre, può portare a scegliere il luogo dove vivere, dove andare in vacanza o condizionare il proprio tempo libero.»

Osservando il problema da un punto di vista sociale, quali sono le conseguenze che possono nascere in una comunità afflitta psicologicamente da un disagio di questo tipo?

«Si tratta di un problema da non sottovalutare con un grave rischio per la salute pubblica, la cui soluzione ha bisogno dell’impegno di tutti, poiché in gran parte gli scarafaggi si trovano nelle proprietà private. Tale fobia però, è spesso sminuita e derisa generando una desensibilizzazione da parte della comunità e delle istituzioni, per cui chi ne soffre ha difficoltà e vergogna a esporsi.»

Ha avuto a che fare con persone disturbate da questa problematica?

«Ho avuto a che fare con pazienti affetti da altre fobie come ad esempio la paura dei ragni, ma essendo l’entomofobia classificata nel DSM 5 tra i disturbi d’ansia come una delle fobie specifiche, va trattata anch’essa con tecniche cognitive comportamentali.»