La Sardegna è la regione italiana in cui il rischio povertà o esclusione sociale è aumentato di più: nel corso del 2014 rispetto al 2013 una crescita di 5,5 punti percentuali. Era pari a 32,2% nel 2013, è salito al 37,7% nel 2014. E la Cisl va subito all'attacco dopo i dati Istat diffusi in questi giorni.

"Nonostante le buone intenzioni e i facili ottimismi della Giunta regionale - commenta il segretario Oriana Putzolu - la realtà è molto più grave e può essere risolta solamente rilanciando l'occupazione e riportando nei posti di lavoro le migliaia di operai e impiegati esclusi dai processi produttivi, temporaneamente parcheggiati nel sistema degli ammortizzatori sociali e collocati nell'anticamera della disoccupazione e creando opportunità lavorative per i giovani".

Lavoro al centro. "Che sia l'assenza di occupazione la causa principale del cresciuto rischio di povertà o esclusione sociale è dimostrato dal fatto - argomenta la numero uno della Cisl in Sardegna - che la bassa intensità lavorativa ha raggiunto quota 19,4% ben 7 punti distante dal valore medio nazionale. La Regione non può continuare ad affrontare in perfetta solitudine l'emergenza lavoro, che deve vedere invece coinvolti Giunta, impresa e sindacati, rilanciando praticamente l'accordo triangolare tra questi tre soggetti sociali e istituzionali".

Preoccupato anche Antonio Satta, segretario dell'Unione Popolare Cristiana (Upc).

"Del masterplan del governo per il Sud e le isole finora abbiamo solo sentito parlare, ma alla Sardegna arriveranno solo briciole - denuncia - Serve un piano di sviluppo integrato, che metta assieme innovazione, rafforzamento dell'offerta turistica, e tipicità".

Fratelli d'Italia-An parla chiaramente di fallimento delle politiche del centrosinistra. "A Cagliari - attacca Salvatore Deidda, coordinatore regionale - oramai si moltiplicano le segnalazioni di senza tetto e senza lavoro. Il fallimento della flexsicurity, del jobsact, di Garanzia giovani, l'aumento delle tasse, dovrebbe far ribellare i sovranisti dell'Isola e la cosiddetta sinistra italiana. Invece tutti zitti. Nel mentre aumentano i bivacchi. Ora perfino davanti agli uffici istituzionali sul lavoro, proprio quello che manca".