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La tradizione di rappresentare la natività di Gesù Cristo risale a tempi antichissimi, partendo da semplici disegni stilizzati per evolversi nel corso dei secoli in un'arte vera e propria, grazie al contributo determinante di pittori e scultori. Questa rappresentazione ha guadagnato un ruolo di rilievo all'interno di chiese, musei e salotti.
I primi racconti del presepe si trovano nei Vangeli di Matteo e Luca, che narrano la nascita di Gesù avvenuta a Betlemme di Giudea durante il regno di re Erode. La più antica rappresentazione figurativa della Natività risale al III secolo dopo Cristo ed è conservata nelle Catacombe di Priscilla lungo la Via Salaria a Roma.
San Francesco d’Assisi e il primo presepe vivente
Fu nel 1223 che nacque il presepe simile a quello che conosciamo noi, quando San Francesco d’Assisi, di ritorno dalla Terra Santa, volle mettere in scena la natività nel paese di Greccio che tanto gli ricordava Betlemme portando, con l’autorizzazione di Papa Onorio III, un bue e un asino viventi all’interno di una grotta nel bosco, ma senza la Sacra Famiglia all’interno. Nonostante ciò fu questo di San Francesco a essere considerato il primo presepe vivente della storia, seppure incompleto. La popolazione accorse numerosa a vederlo e così il santo poté narrare a tutti i presenti, che non sapevano leggere, la storia della nascita di Gesù.
Da quel momento l'usanza si diffuse in tutto il mondo cristiano e assunse il nome che ancora adesso possiede: "presepe" (dal latino "praesaepe") significa infatti mangiatoia, il luogo dove fu deposto il neonato. La rappresentazione plastica della Natività di Gesù, allestita soprattutto nelle case e nelle chiese, poteva avere, già da allora, diverse grandezze ed era composta da statue materiali posizionate in maniera realistica.
Tradizionalmente c’era un una grotta o una capanna, all’interno della quale era collocata la mangiatoia in cui alla mezzanotte tra il 24 e il 25 Dicembre veniva posta la statua di Gesù Bambino. Accanto a lui erano posizionati San Giuseppe e la Madonna, il bue e l’asinello con intorno i pastori, le pecore e gli angeli. Nel giorno dell’Epifania vengono aggiunte le statue dei Re Magi che, da tradizione, andarono ad adorare Gesù portando i loro doni.
Dal Quattrocento in poi, moltissimi grandi maestri della pittura italiana si dedicarono a questo tema, basti pensare a “L’Adorazione dei Magi” di Botticelli e alla “Natività” di Giotto, ma anche a opere di Piero della Francesca e del Correggio, molte delle quali esposte nelle chiese per mostrare alla popolazione analfabeta le scene della vita di Gesù.
Gran parte dell’iconografia appartiene all’arte sacra: Maria ha sempre un manto azzurro che simboleggia il cielo, San Giuseppe ha in genere un manto dai toni scuri e spesso strappato per rappresentare l’umiltà, i due animali presenti nella stalla vengono invece utilizzati come simbolo degli ebrei, il bue e dei pagani, l’asino. I Re Magi derivano dal Vangelo di Matteo e dal Vangelo armeno dell’infanzia e sono simbolo delle tre popolazioni del mondo allora conosciuto, ossia Europa, Asia e Africa.
Il presepe napoletano
Durante il XV secolo il presepe raggiunse la città di Napoli e nei decenni successivi, in seguito all’invito che Papa Paolo III rivolse ai fedeli attraverso il Concilio di Trento (1545-1563), conquistò un posto nelle case nobiliari, sotto forma di soprammobile o di cappella in miniatura. Nello stesso periodo nacque la cultura del presepe popolare grazie a S. Gaetano di Thiene che diede un impulso decisivo all’ammissione nel Presepe anche di personaggi secondari.
Sotto il regno di Carlo III avvenne la nascita del Figurinaio, cioè del creatore di statuette; nel 1600gli artisti napoletani diedero alla rappresentazione della Natività una nuova veste, introducendo scene di vita quotidiana e nuovi personaggi: i popolani, i venditori di frutta, dei mendicanti ecc.. Gli artigiani locali cominciarono quindi a sbizzarrirsi, dando vita a figure di vario tipo fino a raggiungere l’apice nel 1700: il presepe napoletano che oggi realizziamo in prossimità delle feste natalizie è ambientato proprio in questo periodo.
Raggiungendo livelli espressivi originali e ricercatissimi, il presepe divenne motivo di vanto per le famiglie che facevano a gara per avere quello più sfarzoso: i nobili non badavano a spese e commissionavano ai loro scultori di fiducia lavori imponenti, realizzati con materiali sempre più preziosi, e dedicavano ai presepi intere stanze delle loro residenze per farne sfoggio durante i ricevimenti e le feste private. In questo periodo che venne istituita a Bologna la fiera di Santa Lucia, un mercato annuale, ancora esistente in cui venivano esposte le statuine realizzate dagli artigiani locali.
Più per nobili che per i popolani
Per ironia della sorte, nato come strumento di comunicazione con la popolazione analfabeta, il presepe cominciò a entrare nelle case popolari solo dopo aver trovato posto nelle chiese e nelle residenze nobiliari.
Oggi, grazie al progresso tecnologico, il presepe tradizionale si è arricchito di nuove funzionalità, come l’acqua che scorre, le lucine, le statue in movimento, e soprattutto di nuovi materiali. Sebbene infatti siano ancora molti i presepi che vengono realizzati con materiali tradizionali, come il legno o la terracotta, molti di quelli disponibili nei negozi sono di plastica, che è più economica e durevole nel tempo.
Oggi molti presepi si trovano anche all’aperto, esposti nelle piazze di tantissime città d’Italia e non solo, dove divengono parte integrante delle decorazioni natalizie, offrendosi sia agli abitanti del posto che ai numerosi turisti che, mediante fotografie e i Social Network, contribuiscono a condividerne la visione con il mondo intero.