Nel XVI secolo in Sardegna se una donna veniva additata come una “Bruxa!”, l’esclusione dalla società prima e la sua condanna a morte dopo erano assicurate.  La Sardegna ea un’isola povera, legata alla cultura agro pastorale e regolamentata da antichi ingranaggi intrisi di superstizioni e credenze in cui eventi nefasti, quali un malanno o la morte del bestiame, erano attribuiti a forze oscure che solo in pochi, con l’aiuto di riti, erbe, potenti incantesimi, realizzare.  Le chiamavano Bruxas: streghe ed erano viste con un occhio di timore e uno di ammirazione. Le temevano perchè credevano nei loro poteri, le ammiravano quando necessitavano del loro aiuto e le ignoravano perché non volevano essere visti con loro, ma mai mancavano loro di rispetto.  

Ad Aritzo, a cavallo tra il ‘500 e il ‘600, visse Antonia Usay, considerata da tutti la Bruxa del paese.  Tzia Antonia quotidianamente veniva chiamata per curare persone e animali dai mali e lei, come tutte le altre, era il simbolo delle resistenze della gente comune nei confronti dell’accentramento religioso-politico del tempo. Le Bruxas erano personaggi fondamentali e importanti della società, soprattutto per la gente comune che richiedeva il loro intervento,  ma allo stesso tempo erano personaggi scomodi e contrastati dalla medicina e dalla chiesa, che puntava il dito contro queste donne, avvalorando storie distorte che parlavano di misteriose apparizioni, uccisioni di bambini, incredibili disastri.   La frusta, la carcerazione e l’esposizione alla pubblica vergogna erano le punizioni maggiormente utilizzate. La violenza della tortura spingeva a confessare le cose più incredibili, pur di far cessare il dolore della carne. Tzia Antonia fu accusata più volte dal tribunale del Sant’Uffizio, ricevendo centinaia di frustate, ottenendo l’esilio dal Regno di Sardegna e l’obbligo del Sambenito, una sorta di panno giallo con la croce di Sant’Andrea da indossare sopra gli abiti.

 

La storia di Antonia Usay e delle tante altre Bruxas della sua epoca prenderanno nuovamente vita nello spettacolo teatrale itinerante che andrà in scena sabato nel paese del torrone. L’appuntamento è a Casa Devilla a partire dalle 21:30. L’evento è stato organizzato dall’associazione culturale Abbicultura, con il sostegno della Fondazione di Sardegna, il patrocinio della Regione Sardegna e la collaborazione del Comune, del sistema museale di Aritzo e dell’Associazione “Attori per caso”. L’ingresso è libero.