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Era arrivato a marzo in Italia, dopo essere stato soccorso a bordo di uno dei tanti gommoni o barconi che tentano di raggiungere le coste della Sicilia.
Un viaggio della speranza terminato in Sardegna, a Cagliari, nell'ex Motel Agip trasformato da mesi in centro di accoglienza per profughi.
Lo stesso centro in cui Kidare Hlazar, cittadino eritreo, di 20 anni, la notte dell'1 novembre scorso stava cercando probabilmente di rientrare, arrampicandosi su un albero. Il giovane ha, però, perso l'equilibrio e dopo un volo di alcuni metri è finito sul terreno battendo violentemente la testa.
Dopo il ricovero in coma nell'ospedale Brotzu è poi morto e giovedì scorso con il prelievo dei suoi organi ha salvato la vita a cinque persone.
"Un ragazzo che sembrava non avere nemmeno 20 anni - racconta il personale sanitario - che stava cercando di riappropriarsi della sua esistenza".
Kidare, da quanto si è appreso, era fuggito dall'Eritrea e aveva raggiunto la Siria dove era finito in prigione. Aveva trascorso un periodo da incubo, picchiato, tormentato e segregato al buio dentro la cella.
Tornato libero aveva raggiunto le coste della Libia e tentato il viaggio arrivando in Italia. Ma la prigionia e la sofferenza lo avevano segnato.
Chi lo conosceva lo descrive come un ragazzo taciturno e timido. Era seguito da psicologi e psichiatri e stava lentamente superando lo stress di una vita difficile. Purtroppo martedì l'incidente che gli è costato la vita.
"Si è attivata la procedura per i trapianti - spiega il coordinatore ospedaliero del Centro trapianti del Brotzu, Ugo Storelli - abbiamo sentito il coordinamento regionale trapianti e il Centro nazionale e abbiamo portato a termine il prelievo".
In un ospedale di Padova sono arrivati i polmoni, il cuore e il fegato a Bologna, mentre i reni sono stati trapiantati a pazienti residenti in Sardegna.