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Incontro Claudia durante l’unica giornata di sole in una settimana uggiosa, di fronte al suo ristorante, il Dèjà Vù Bar-Risto Pizza, tra le le stelle di Natale e gli addobbi natalizi che costeggiano la strada all’ingresso del centro storico di Iglesias.
Il suo sorriso è talmente bello, contagioso e pieno di gioia che basterebbe questo ad illuminare la giornata, anche senza il sole.
Non tanto perché Claudia è oggettivamente una donna bellissima, ma perché è il sorriso di una guerriera che ha lottato e ne è uscita vincitrice. Dal tumore al seno che ha scoperto di avere a 44 anni durante il lockdown nazionale dello scorso anno, dalla crisi economica che ha investito nello stesso periodo tutte le attività, compresa la sua, dall’angoscia del pensiero di poter lasciare solo il figlio 12enne, Alessandro.
Claudia si è rimboccata le maniche ed ha affrontato la tempesta che l’ha investita con il sorriso, con una positività fuori dal comune, una forza che secondo lei tutti abbiamo, spesso senza saperlo, e vuole per questo tramettere un messaggio importante a chi sta combattendo contro una malattia, a chi ha un problema di lavoro, a chi si trova in una relazione d’amore o di amicizia che è ormai ora di chiudere. A TUTTI.
Perché i cambiamenti fanno parte della vita e sono esperienze. Ed ESPERIENZA è anche il nome che Claudia usa per parlare della malattia che ha avuto, il tumore al seno. Preferisce non utilizzare questi ultimi termini in quanto già il nome che si attribuisce ad un concetto dà un’accezione positiva o negativa al suo significato. E lei ne vuole parlare in termini assolutamente positivi.
Ciao Claudia! Quando e come hai scoperto l’“esperienza?”
“Ciao! Ho scoperto l’inizio della mia esperienza in piena pandemia, il 13 aprile 2020, il giorno di Pasquetta. Casualmente mi sono toccata il seno e ho sentito una specie di cisti, ero a casa ferma dal lavoro perché esattamente un mese prima avevamo chiuso l’attività per il Covid, come in tutta Italia. Attività che avevo comprato solo un anno prima, quindi che avevo dovuto chiudere in un momento difficile, piena di debiti, nel bel mezzo di una grande riorganizzazione della mia attività lavorativa. Ero già piena di preoccupazioni e di pensieri per la testa, poi questa scoperta. Visto il periodo che stavamo vivendo, ho trovato qualche difficoltà ad essere visitata subito, ho fatto la prima ecografia dopo 12 giorni, e già da allora si sospettava cosa fosse. La mia dottoressa è stata molto tempestiva nel dirmi di non farmi illusioni, e che si trattava di un nodulo maligno da togliere assolutamente”.
Cos’hai provato in quel momento e come hai affrontato questo macigno improvviso?
“Inizialmente ho avuto molta paura, principalmente perché ho pensato subito a mio figlio Alessandro, che all’età di 12 anni avrebbe ancora avuto bisogno di me, già stava vivendo il peso della pandemia e del lockdown che gli stava portando via mesi di spensieratezza, non avrei mai voluto lasciarlo da solo, e poi mi sono spaventata molto perché mai mi sarei immaginata di trovarmi in questa situazione. La paura iniziale ha lasciato però posto quasi subito alla consapevolezza, che ora potrei chiamare presunzione, di non voler uscire sconfitta, perché ho pensato a mio figlio: la cosa principale in quel momento era mantenerlo calmo e tranquillo; poi ho pensato al mio lavoro, a me stessa nel pieno della vita. Non avrebbe vinto la malattia, avrei dovuto vincere io, ad ogni costo! Quindi affrontare le cure, le eventuali conseguenze di esse, con il sorriso sempre addosso mi ha dato un qualcosa in più”.
Ti sei sottoposta alle cure in maniera positiva quindi?
“Sì, era l’unico modo che avevo: ho fatto l’operazione, 4 cicli di chemioterapia e poi la radioterapia senza aver paura degli effetti collaterali, dei cambiamenti fisici, dalla caduta dei capelli all’aumento di peso, che per una donna che ha sempre tenuto al proprio aspetto fisico potrebbero essere traumi. Ho vissuto tutto come un cambiamento temporaneo dato da un’esperienza appunto, ho addirittura scherzato sulla situazione, ne parlavo con ironia. Inoltre non ho perso un solo giorno di lavoro: appena ho riaperto l’attività, sono stata presente quotidianamente nel mio locale anche dopo le sedute di chemio, non ho abbandonato i miei dipendenti e loro hanno aiutato me ad affrontare questo momento difficile, oltre che permettermi di mandare avanti l’attività. Da tutta questa situazione ho cercato di trarne il buono e, credimi, c’è stato!”
In che senso?
“In generale io credo che da ogni esperienza si possa trarre qualcosa di positivo: da una malattia, dalla fine di una relazione, sia in coppia che tra amici, dalla perdita di un lavoro, tutti gli avvenimenti della vita ci danno uno stimolo per cambiare ed evolverci, siamo tutti in continua evoluzione e i cambiamenti vanno accettati senza prendersela troppo, senza rabbia, senza ansia né paura, sarebbero tutte energie sprecate. Io in questo anno e mezzo di malattia e di pandemia, tra le tante cose che ho imparato, ho capito quali persone tenere nella mia vita e quali lasciare per strada, quelle che non mi davano più nulla, non mi arricchivano, ho capito chi davvero tiene a me e chi sarà sempre presente. Ho imparato che essere sé stessi è una qualità che ripaga sempre, a non aver paura del giudizio altrui, a liberare la propria vita da persone e rapporti che fanno star male. Sono tutte cose che sapevo già, chiunque le sa, ma un’esperienza così forte ti aiuta a vedere concretizzato tutto, e si diventa più forti.”
Ti si illumina il viso mentre sorridi e parli della tua esperienza!
“Guarda, io ogni mattina bevo il primo caffè della giornata come se fosse l’ultimo, felice di essere ancora qui nonostante tutto: se mi avessero detto che avrei avuto pochi anni o pochi mesi di vita avrei fatto lo stesso, avrei vissuto ciò che mi sarebbe restato da vivere serena e sorridente, godendomi ogni attimo, la vita è adesso, è inutile pensare a ieri e a domani. Io per lavoro preparo caffè continuamente, ogni caffè lo preparo con amore e lo servo con il sorriso, perché anche quello conta: donare sorrisi, in quanto fanno la differenza e tutti ne abbiamo bisogno”.
Il contatto con i clienti ti ha aiutato, oltre quello con i tuoi dipendenti?
“Moltissimo! Il fatto di lavorare a stretto contatto con il pubblico mi ha permesso di condividere la mia esperienza con chiunque volesse parlarne, e di farci forza a vicenda. Non avevo paura di mostrarmi nella condizione fisica data dalla situazione, vivevo tutto con molta naturalezza, era un momento della mia vita, condividerlo lo rendeva immediatamente più leggero. I momenti particolari arrivano sempre per un motivo e io ho capito e accettato il mio. Auguro a chiunque di fare altrettanto, in qualsiasi momento della vita si trovino.”
Ti puoi definire guarita ora?
“La prima visita dopo la chemio e dopo la radio ha confermato che sono guarita dal tumore, quindi mi ritengo una donna che riparte da zero. Ovviamente sono attualmente sotto terapia e dovrò seguirla per anni, oltre a dovermi sottoporre spesso e regolarmente alle visite di controllo. La prevenzione aiuta moltissimo, fatela! Ma non dimenticatevi che conta molto il modo in cui affrontate la situazione, cercate di essere positivi, di sorridere finché siete qui, fate le cure e fidatevi dei medici, dal tumore si può guarire!”
Foto di Laura Serra.