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Pioveva sulle strade, sugli ombrelli che davano riparo, sui tanti fiori e sul carro funebre che trasportava la bara di Giuseppe Manca, il gioielliere ucciso dalla cattiveria degli uomini, ancora a piede libero, che nella notte di lunedì si sono introdotti nella sua casa e nel suo laboratorio.
Una rapina finita male, malissimo. Con l'omicidio di un uomo legato e imbavagliato fino al punto di impedirgli di liberarsi e di respirare.
Ucciso, per asfissia, dopo la fuga dei malviventi che, consapevolmente o meno non importa, hanno causato la sua morte.
La comunità di Sorgono e del centro Sardegna si è stretta intorno al dolore nel giorno dell'addio, affranta, partecipe, silenziosa.
Un fiume umano si è riversato nel centro del Mandrolisai per bagnare di lacrime la benevolenza e l'affetto che il gioielliere aveva seminato con i suoi modi gentili, ma anche per condannare un'azione che ha sconvolto tutti, per la brutalità e la violenza con cui si è compiuta.
Il funerale di Giuseppe Manca è stato un atto di dolore collettivo ma anche un'enorme manifestazione di dissenso verso azioni estranee alla nostra cultura e che non devono ripetersi mai più.
Le parole di don Matteo, durante l'omelia, arrivano come sassi nei cuori di chi ascolta.
“La vita di Giuseppe come ben sappiamo è stata segnata da numerose sofferenze che hanno trovato il loro culmine nel dramma di questa morte causata da uomini che, spogliati della loro umanità, si son rivestiti delle tenebre e schiavi del denaro, del guadagno facile, del possedere e dell’avere, senza nessuno scrupolo hanno violato l’intimità e la sicurezza della sua casa dove è stato derubato del bene più prezioso che impoverisce chi lo perde e abbrutisce chi ne priva: il bene della vita.”
“Rubando, si spera per tragico errore, la vita del nostro fratello Giuseppe avete derubato la nostra comunità di un suo membro, ci avete tolto la serenità, forse ci avete rubato quell’entusiasmo che pian piano ci stava facendo riassaporare il nostro essere comunità. Ci avete derubati di tante cose, ma non della speranza”.
“Le mie parole dure rivolte contro gli autori di tale gesto non possono che trasformarsi in un amore invito alla conversione” ha detto don Matteo Ortu. “Anche per voi può esserci il riscatto, ma solo se c'è coraggio e senso di responsabilità. Ciò che accade è ciò che ci circonda è spesso il risultato di ciò che siamo o meglio di ciò che non siamo: una famiglia. Questo vale non solo per Sorgono, vale per tutte le società in generale. E’evidente che c'è bisogno di convertire i nostri cuori, tutti nessuno escluso”.
Nella chiesa Santa Maria Assunta in prima fila c’erano il sindaco di Sorgono Giovanni Arru e i primi cittadini della Barbagia e del Mandrolisai in fascia tricolore.
Per domani sera l’amministrazione comunale e la parrocchia hanno organizzato una fiaccolata per dire no alla violenza. L’appuntamento è in piazza Bellu alle 19, il corteo si snoderà lungo corso IV Novembre fino all'abitazione e al negozio del gioielliere.