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È come se tutti gli abitanti di Villa San Pietro, o Desulo, si fossero trasferiti fuori dall’Isola. Se si aggiunge la differenza tra i nati e i morti di quest’anno di pandemia, invece, è come aver perso tutta la popolazione di Tempio Pausania, o Villacidro. Non accenna a migliorare la situazione demografica della Sardegna. Gli ultimi dati Istat certificano oltre 13 mila abitanti in meno, 2650 dei quali si sono trasferiti.
«In un solo anno abbiamo perso esattamente 13.396 abitanti – dice il presidente Crei Acli Mauro Carta –. Anche a causa della pandemia i morti sono stati 18.994, mentre nel 2019 erano stati 17.003 (+1.991). Il saldo delle nascite è negativo (-610). Preoccupa inoltre il persistere dell’emorragia di sardi, in gran parte formati e con un alto livello di specializzazione, che decidono di lasciare l’Isola privandola di competenze e risorse che sarebbero fondamentali per il rilancio della sua economia».
Dai dati presentati dall’Istat nei giorni scorsi emerge che nel 2020 la popolazione della Sardegna è passata da 1.611.621 abitanti (791.696 maschi e 819.925 femmine) a 1.598.225.
«In media abbiamo perso circa 1350 abitanti ogni mese (sommando saldo naturale ed emigrati) – prosegue Carta –. È una vera emergenza: serve un cambio di passo da parte delle istituzioni, sono necessari programmi mirati e progetti innovativi. Noi, con il nostro Osservatorio permanente, organizzeremo nelle prossime settimane una serie di eventi per affrontare il tema partendo dallo studio e dall’analisi dei dati demografici, dei dati Aire e stimolando la collaborazione dei vari attori locali. L’obiettivo è di trovare nuove soluzioni a questo problema ormai cronico».