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Dopo anni di paure e previsioni nefaste i cambiamenti climatici sono in atto e stanno mandando in tilt la natura e l’agricoltura con lo stravolgimento delle stagioni e l’alternarsi di calamità estreme. Inverni primaverili, estati piovose, gelate in primavera. Anni di siccità alternati a precipitazioni infinite, fino all’ultimo atto in cui si l’alternanza di siccità e troppa acqua avviene in pochi mesi.
Come quello che stiamo vivendo adesso. Con le dighe strabordanti di acqua per un autunno ricco di precipitazioni e un inverno invece oltre che caldo anche secco con le colture già in sofferenza idrica.
“La preoccupazione è tanta – ammette il presidente di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu – sia perché il caldo di gennaio e dei giorni scorsi hanno anticipato il risveglio delle piante che con l’abbassamento delle temperature e le possibili gelate potrebbero subire dei danni pesanti e sia perché già a febbraio stanno cominciando ad arrivare i primi segnali di insofferenza dalle campagne perché i campi sono secchi e necessitano di acqua in tutta la regione. Per questo si deve programmare un anticipo della campagna irrigua (prevista per il primo aprile) in tutta la Regione visto il persistere della mancanza di precipitazioni, con il conseguente rischio di rimanere nei prossimi mesi con le dighe vuote se le precipitazioni stenteranno ad arrivare”.
“Sono impressionanti le conseguenze dei cambiamenti climatici – aggiunge il direttore di Coldiretti Sardegna Luca Saba -, ormai passiamo da una emergenza ad un’altra. Non si contano più i danni e ci stiamo anche scontrando con insetti alieni con i quali spesso ci ritroviamo ad assistere impotenti alle loro devastazioni”.
Coldiretti ha stimato in 1 miliardo il danno causato dagli insetti alieni in Italia; 740 milioni di euro dovuti alla cimice asiatica soprattutto nelle regioni del Nord della Penisola anche se purtroppo si sta già materializzando anche in Sardegna. Mentre, sempre da una stima Coldiretti, le conseguenze dei cambiamenti climatici con sfasamenti stagionali ed eventi estremi hanno causato una perdita in Italia di oltre 14 miliardi di euro nel corso del decennio tra produzione agricola nazionale, strutture e infrastrutture rurali, con il 2019 che si è classificato in Italia come quarto anno più caldo dal 1800 con una temperatura superiore addirittura di 0,96 gradi rispetto alla media di riferimento dopo i record di 2014, 2015 e 2018 secondo elaborazioni Coldiretti su dati Isac Cnr.