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L’ombra dell’amianto killer si allunga sulle morti sospette dei dipendenti dell’Ufficio scolastico provinciale di Nuoro, l’ex Provveditorato. Sono undici i casi di tumore registrati a partire dal 2005 fra i dipendenti dell’ufficio pubblico situato in via Veneto. Sei morti, cinque malati gravi di cancro al cervello, alla gola, ai polmoni, al seno eal sangue.
A far scattare l’allarme, oltre all’alto tasso di patologie tumorali, la segnalazione del nuovo responsabile incaricato alla sicurezza, l’ingegner Maurizio Caddeo, ha denunciato per la prima volta la possibile presenza di amianto nei pavimenti dell’edificio.
L’area è stata così isolata e i dipendenti temporaneamente trasferiti in un’area della struttura non a rischio. Proprio in questi giorni, nel frattempo, termineranno i lavori di allestimento della nuova struttura che ospiterà l’Ufficio scolastico provinciale in via Trieste.
Il Consigliere regionale Luigi Crisponi, dei Riformatori Sardi, ha presentato una interrogazione al Presidente della Regione, all'Assessore della Sanità e all'Assessore della Pubblica Istruzione, sulla presenza di fibre di amianto in quegli uffici e sulla possibile correlazione sui casi di tumore e sulle morti sospette fra i dipendenti dell'ex Provveditorato agli Studi di Via Veneto.
“Impensabile – ha detto Crisponi – non reagire ad una sequenza preoccupante di persone colpite da patologie cosi' gravi negli stessi ambienti di lavoro. Impossibile anche liquidare la questione come semplice casualità. Ci pare doveroso, nel rispetto di tutti sollevare la questione che riguarda la salute dei lavoratori auspicando immediati interventi che facciano chiarezza su una vicenda che ha fin troppi lati oscuri e che non pare dissimile ad altre questioni per le quali il territorio ha già pagato prezzi altissimi alla noncuranza”.
“Mi pare – ha concluso Crisponi – che qua si profili un autentica emergenza che sembra pero' non prevedere allo stato delle cose, azioni volte a fare luce sul perché si continui ad operare in uffici pubblici in parte sigillati proprio per il rischio sanitario”.