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Sono 36.887 le imprese artigiane della Sardegna registrate al 31 dicembre scorso, 826 in meno (-2,2%) rispetto allo scorso anno e 6.131 in meno confrontando il boom artigiano del 2008.
Il saldo è dato dalle 2.725 cancellazioni compensante, in parte, dalle 1.899 nuove iscrizioni. Un tuffo nel passato dato che per trovare una platea così “esigua” di imprese nel nostro territorio bisogna tornare con le lancette al 1999, ben diciassette anni fa.
“Siamo molto contenti che una parte delle imprese sarde cresca, come dimostrano i numeri, ma siamo assolutamente insoddisfatti e preoccupati per l’artigianato, che ha 74mila occupati e che rappresenta il 22% dell’attività produttiva isolana, i cui laboratori continuano a chiudere. Dove sono i tanto sbandierati segni di ripresa? Senza essere “cassandre”, è una situazione insostenibile e drammatica che denunciamo da tempo; è sotto gli occhi di tutti, e non si può far finta di non vedere”.
Cosi il commento di Maria Carmela Folchetti, Presidente di Confartigianato Imprese Sardegna sugli ultimi dati di Movimprese-Unioncamere che certificano, anche per il 2015, la debacle delle imprese artigiane sarde.
Per la precisione, i dati diramati ieri da Movimprese sulla totalità delle imprese operanti in Sardegna nel 2015 (industria, commercio, agricoltura e artigianato), riportano un attivo di 1.517 imprese in più. In realtà le imprese effettive sono solo +200. Infatti 9.458 sono quelle “nate”, 9.258 quelle “cancellate” e ben 1.317 quelle “cancellate d’ufficio”, la cui cifra deve essere detratta dalle cancellate
“E’ una emorragia costante dal 2008 e oggi siamo tornati al 1999, scendendo sotto la soglia psicologica delle 37mila unità – prosegue la Folchetti - la crisi, giorno dopo giorno, sta “spolpando” il settore dallo straordinario patrimonio di conoscenza e competenze”. “Il contatto diretto e quotidiano che abbiamo con le nostre aziende – riprende la Presidente - ci dice che finché non ci si renderà conto che l’artigianato ha bisogno di incentivi specifici, riduzione dei costi del credito e sburocratizzazione, come tutti gli altri settori economici della Sardegna, non si potrà avere la vera svolta. Dispiace che non si capisca il vero valore del comparto e che la politica non sempre sia in sintonia con le imprese”.
Secondo Confartigianato Sardegna, dal disastro totale, ci si è salvati solo grazie alle imprese, come quelle dell’edilizia, dell’impiantistica e del resto della filiera casa, che hanno sfruttato il primo e secondo “Piano Casa” e il “bonus ristrutturazioni ed energetico”.
Incentivi e credito sono i principali argomenti che è necessario e urgente affrontare e che le imprese attendono.
“La storica Legge Regionale 51, che finanziava le imprese artigiane, è stata prosciugata – riprende la Folchetti – e nell’ultima Manovra sono assenti i presupposti finanziari che sarebbero necessari”. “Sul credito i dati ci dicono che sempre meno soldi arrivano alle piccole imprese – continua la Presidente – e che l’intervento pubblico sta avvantaggiando l'impresa più strutturata, non aiutando la piccola a crescere e svilupparsi e impedendo a chi, pur non creando decine di posti di lavoro, cerca disperatamente di mantenere il suo e di crearne altri, non pesando sulle tristi statistiche dei disoccupati”.
“Su entrambi questi ultimi temi - afferma il Segretario Regionale Stefano Mameli - accogliamo con favore l’accelerazione data in questi giorni dall’Assessorato della Programmazione con le direttive di attuazione degli aiuti alle imprese, che saranno presentate questo pom