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Re delle launeddas lo è sempre stato, gli mancava la corona, ma è arrivata anche quella. Ci ha pensato, martedì scorso, l’Università di Bologna a conferire a Luigi Lai, nel corso di una solenne cerimonia, la Laurea ad honorem in Discipline della musica e del Teatro. Eccolo sorridente, il nostro amatissimo Maestro, nelle immagini immediatamente pubblicate su Facebook dall’Alma Mater Studiorum. È in ottima forma, nel prossimo agosto compirà 91 anni e le sue launeddas ci consegnano la figura di un uomo senza età, quasi a voler ricambiare la generosità dell’artista nel volerle preservare, valorizzare e divulgare in tutto il mondo con infinito affetto e ineguagliabile competenza.
“Le launeddas bisogna amarle, accarezzarle come tutte le persone care e suonarle tutti i giorni. Altrimenti potrebbero tradirti e non assicurarti con la costanza necessaria l’incantevole e inebriante suono delle millenarie tre canne congiunte in un unico e ininterrotto respiro”. Sono queste le parole che Luigi Lai ha sempre ripetuto ai suoi allievi. Parole che sapevano di magia e così apparivano a chi voleva varcare la soglia del nostro paradiso della musica che da almeno tremila anni (quelli accertati) costituiscono la colonna sonora dell’intero popolo sardo.
Ho avuto il privilegio e la fortuna di essere stato un allievo del Maestro Luigi Lai nel lontano 1982. Nel mese di ottobre di quell’anno ebbe inizio la prima scuola pubblica di launeddas, patrocinata dal comune di Cagliari, per iniziativa di Margherita Manca e di Franco Sirigu, esponenti del gruppo folk “Città di Cagliari”. Fu una svolta per l’antico strumento, un vero e proprio evento storico. Soprattutto per gli oltre i cento allievi (di cui sette ragazze) che s’iscrissero al primo corso con l’entusiasmo di chi non voleva lasciarsi sfuggire l’occasione che, rispetto a un mondo fino ad allora inaccessibile come quello dei suonatori di launeddas, sapeva di miracolo.
E miracolo fu, infatti. Che con il tempo si estese in più parti della Sardegna, sino a dare luogo a orchestre di launeddas e corsi di insegnamento nelle scuole statali di ogni ordine e grado; per approdare poi al Conservatorio di Cagliari, miracolo dei miracoli!
E chi poteva essere il docente, al Conservatorio, se non Luigi Lai, musica delle launeddas per antonomasia? Ecco, dunque, cosa è accaduto all’antico strumento negli ultimi quarant’anni, con il Maestro di San Vito sempre nel ruolo di protagonista assoluto e in quello di artista semplice e umile. Proprio come le launeddas, vissute durante un lungo scorrere di secoli e di generazioni sempre illuminati dal candore, dal fascino e dal calore di suoni ancestrali che sono vita, oggi più che mai, per chi la produce e per chi l’ascolta. Fino al 14 febbraio scorso, a Luigi Lai mancava l’Oscar della musica, che è immancabilmente e mirabilmente arrivato con la Laurea ad honorem conferitagli dall’Università di Bologna. Infiniti auguri Maestro, ad maiora, evviva le launeddas, sempre.