La cassa integrazione è scaduta e al momento non sono previsti sussidi di alcun tipo, cresce il disagio economico e l’assenza di prospettive preoccupa sindacati e lavoratori delle sale gioco, mense, pulizie scolastiche e servizi esecutivi e di portierato nelle Università, che dopo mesi di lockdown scelgono la piazza per manifestare il malcontento, soprattutto legato all’operato della Regione.

Il 16 giugno, dalle 9 alle 13, si svolgerà il presidio organizzato da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil in piazza del Carmine a Cagliari, luogo scelto perché consente di rispettare il distanziamento necessario con una presenza massima di 150 persone. Ma sono molti di più i lavoratori dei settori coinvolti nella mobilitazione di categoria.

“Abbiamo chiesto da tempo un incontro con il presidente della Regione e l’assessora del Lavoro – hanno detto le segretarie regionali Nella Milazzo (Filcams), Monica Porcedda (Fisascat) e Silvia Dessì (Uiltucs) – ma non abbiamo avuto alcuna risposta”. Nel frattempo, è arrivato in Consiglio regionale il disegno di legge sulle misure di sostegno post emergenza che è stato presentato con gravissimo ritardo dalla Giunta e che, oltretutto, non prevede nulla per tantissimi lavoratori al momento senza alcun sostegno, né ammortizzatori né bonus di alcun tipo, né alcuna possibilità di ritornare al lavoro.

“Alla Regione chiediamo di porre rimedio – hanno detto le segretarie - convocando subito i sindacati per trovare soluzioni adeguate e immediate, perché stiamo parlando di famiglie che non sanno come far fronte alle necessità quotidiane”. In particolare, le categorie chiedono di prevedere dei bonus o ulteriori misure di sostegno che non escludano chi ha già usufruito della cassa integrazione ma che oggi non ha più nulla, né ammortizzatore né lavoro.

Tanti sono ancora in attesa dell’assegno dall’Inps ma chi lo ha ricevuto non può vivere dignitosamente perché si tratta di importi davvero esigui. Nel frattempo, finite le ulteriori 5 settimane di cassa integrazione previste dal governo nazionale, non resta più nulla per i mesi estivi. Questa situazione riguarda tanti lavoratori, anche i 5000 delle sale gioco chiuse da tre mesi e escluse da ogni ragionamento sulla ripartenza.

Si tratta di settori che andrebbero invece accompagnati al riavvio con regole chiare e certezze. Ad esempio, gli oltre 1000 lavoratori degli appalti di pulizia e delle mense scolastiche sono a casa e, nell’incertezza generale che riguarda la ripartenza del sistema scolastico a settembre, non si sa nemmeno se le mense riapriranno. Nel frattempo, per il tipo di contratto che hanno, con orari ridottissimi e buste paga striminzite, quest’anno si trovano ad affrontare i mesi di ordinaria chiusura delle scuole senza alcun risparmio e senza aver diritto alla Naspi. Non va meglio per i lavoratori dei servizi esecutivi e del portierato, ai quali scade l’ammortizzatore e non si sa quando potranno riprendere servizio perché le università hanno ridotto tutti i servizi.

Le categorie stanno sollecitando ulteriori interventi anche a livello nazionale ma è chiaro che i tempi sono stretti: “Noi crediamo che la Regione possa e debba cambiare passo trovando le risorse per concretizzare le nostre richieste con provvedimenti snelli e veloci”.