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Gestire un’attività di gioco legale sul territorio può essere complicato e lo dimostra l’esito di un recente ricorso presentato una società che gestisce una sala bingo contro l’ordinanza del comune di Cagliari che limita ad otto ore giornaliere l’orario di apertura dell’esercizio.
Come sappiamo il gioco d’azzardo è la forma di intrattenimento di maggior successo in Italia, ed il terzo settore economico più forte. Tuttavia, all’interno del mercato legale, cioè quello che avviene nel pieno rispetto delle regole e delle licenze previste dal nostro ordinamento, esiste una certa differenza di trattamento tra operatori che offrono forme di gioco tradizionali, come ad esempio gli apparecchi slot e le sale da gioco, ed i casinò autorizzati che si possono trovare nella rete.
Ai casinò online, in possesso di licenza AAMS, è permesso far giocare gli utenti a qualsiasi ora del giorno e da qualsiasi luogo, possono erogare bonus senza deposito che permettono di divertirsi anche gratis ed offrono un’incredibile gamma di giochi. Al contrario, gli imprenditori che offrono opportunità di intrattenimento sul territorio sono spesso sottoposti a norme locali che determinano sia le zone della città in cui è possibile gestire la propria attività che anche gli orari di apertura. Seppur nel pieno rispetto delle leggi e con tutte le licenze necessarie, offrire gioco legale nelle forme più tradizionali può quindi essere complicato, come dimostra la vicenda protagonista di questo articolo.
Nel 2017 il sindaco di Cagliari aveva emesso un’ordinanza diretta a limitare l’orario di apertura al pubblico delle sale da gioco e dei vari esercizi che ospitano apparecchiature slot autorizzate. Per quanto riguarda gli apparecchi, il funzionamento era possibile solo dalle 9:00 alle 12:00 e dalle 18:00 alle 22:00 e, per le sale giochi, l’apertura poteva essere di sole otto ore giornaliere. A fronte di questo nuovo provvedimento, una società che gestisce una sala bingo a Cagliari, aveva presentato un ricorso presso il Tar della Sardegna e l’Agenzia Dogane e Monopoli chiedendo appunto l’annullamento dell’ordinanza. Le motivazioni presentate dall’impresa, che vedeva le nuove regole come in contrasto con la libertà di iniziativa economica, non sono però state accolte dal Tribunale Amministrativo della Sardegna.
In particolare, il TAR ha sottolineato che la regione si colloca tra le prime a livello nazionale per spesa nel gioco d’azzardo e che la dimensione del fenomeno delle ludopatie è sufficiente per affermare che la nuova limitazione non possa essere considerata sproporzionata. La società che ha presentato il ricorso, infatti, non è stata in grado di dimostrare che misure più lievi potrebbero comunque essere efficaci nel contrasto al GAP.
La tutela della salute pubblica quindi giustamente prevale, ma restano alcune considerazioni sui cui riflettere. La sala bingo, come effetto dell’ordinanza, ha subito una riduzione dell’orario di apertura del 66% e questo ha prodotto una riduzione del fatturato di un’attività legale e potrà portare anche alla perdita di posti di lavoro. La seconda riflessione è che misure di questo tipo, che riducono l’offerta di gioco sul territorio, possono avere come effetti secondari lo spostamento dei giocatori verso opportunità di gioco non ufficiali oppure verso il gioco online, che senza dubbio già gode di un vantaggio competitivo.