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«Mentre questa legge si preoccupa esclusivamente di eliminare la norma sull’incandidabilità del Presidente dimissionario, una disposizione ad personam per un regolamento di conti ormai noto, appare palese il tentativo di far cadere nel dimenticatoio il punto politicamente più doloroso di tutta la Legge Elettorale sarda, da me già definito “imboscata da muretto a secco”, del diritto alla rappresentanza di genere all’interno del Consiglio della RAS». Lo ha affermato il consigliere regionale di SardignaLibera, Claudia Zuncheddu, durante la seduta odierna del Consiglio regionale convocato per discutere della legge statutaria elettorale.
«Nelle scorse settimane – spiega Zuncheddu – abbiamo assistito a dichiarazioni sulla stampa da “lacrime di coccodrilli scafati”, con accuse reciproche sulla responsabilità dei “misteriosi 40 voti”, nella perfetta e collaudata logica bipartisan che spesso in quest’Aula ha privato i sardi dei propri diritti per soddisfare le lobby elettorali e gli interessi dei prinzipales che sostengono e nutrono questa classe politica».
«Ma oggi il re è nudo – conclude Zuncheddu – Questa proposta di Legge votata all’unanimità dalla Commissione, con la presenza colpevole di due donne, e con un relatore esterno, è la certificazione della segregazione di genere, dell’ipocrisia e del misfatto elettorale a danno delle donne e della società sarda. Voto contro per senso di responsabilità: la politica deve produrre leggi buone, non votare le “meno peggio”».