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Dopo la neve anche a bassa quota e le piogge, alcuni sistemi idrici sono stati messi pressoché in sicurezza, ma resta l'allerta in alcuni territori tra il Sulcis e il Nuorese, anche al confine con il Sassarese. Certamente la situazione è migliorata rispetto a fine 2022 quando, alla luce delle poche piogge autunnali, in Sardegna si paventava già l'emergenza siccità per alcuni territori.
Complessivamente il volume invasato, in milioni di metri cubi, è di 1.398 mln con il 76.6% della capacità delle dighe, ossia 300 mln in più rispetto ai 1.098 di fine dicembre 2022, quando la percentuale si era fermata poco oltre il 60%. Mancano all'appello altri 200 mln per arrivare ai livelli di gennaio 2022, quando gli invasi erano pieni all'83% con 1.517 mln di mc.
Gli indicatori per il monitoraggio e il preallarme della siccità sono stati pubblicati dall'agenzia regionale del distretto idrografico della Sardegna e sono aggiornati alla data del 31 gennaio 2023.
Nel dettaglio il livello di pericolo viene registrato nell'Alto Cixerri, dove la percentuale di volume invasato rispetto al livello massimo autorizzato supera il 37%. Nel sistema idrico dell'Alto Taloro (39%) e in quello Alto Coghinas con quasi il 58%, la criticità riguarda anche il volume massimo di capacità, visto che si tratta di piccoli invasi. Infine Posada, Cedrino e Ogliastra, rispettivamente con il 60%, 75% e 47%. Guardando però alle zone idrografiche, che comprendono anche questi sistemi idrici, la situazione appare meno preoccupante: il Sulcis Iglesiente è passato dal 65% al 76% di risorse idriche a disposizione, il Tirso dal 74% al 94%, il Coghinas Mannu Temo dal 42% al 67%, il Liscia dal 67% all'80%, il Posada Cedrino dal 23% al 66%, il Sud Orientale dal 36% al 47%, e, infine, il Flumendosa Campidano Cixerri dal 63% a 71% di volume invasato.