PHOTO
“All’inizio fu solo didattica, ma iniziava a emergere quella passione nascosta che mi avevano trasmesso mia mamma e i nonni”. A scriverlo è Pietro Catzola nel suo libro “Il cuoco dei presidenti - Vita e ricette di un marinaio al Quirinale”.
E quell’inizio ha una data ben precisa: è l’8 settembre del 1975, quando il ragazzo di poco più di 16 anni lascia il suo paese, Triei, per arruolarsi nella Marina Militare.
Con sé non ha solo la valigia per il viaggio verso i suoi sogni, ma qualcosa di ancora più prezioso che risponde al DNA di famiglia, ovvero l’arte della buona cucina, così come ama sottolineare nel raccontare la sua vita con l’umiltà e la semplicità che è evidente sin dalle prime pagine del libro.
E sarà proprio quel lascito di passione e di amore per la propria terra, coniugato costantemente con gli alti valori morali ereditati nel tempo, che metterà le ali a una carriera militare sicura e vissuta quotidianamente con giovanile entusiasmo. Come si fa, allora, a non pensare che un ragazzo come Pietro, di belle quanto concrete speranze, tutte fondate sulla serietà, sullo slancio dell’età e sulla competenza professionale dalle solide radici, non possa avere un potenziale dalle grandi sorprese?
Com’è noto, se la fortuna bisogna propiziarla, lui ha e fa tutto per poterla meritare. E così sarà, infatti. Pietro non lo sa, ma lo attende un destino che ne ha disegnato la vita, e che disegno!
L’appuntamento con il “treno della vita”, come ama dire Pietro, è quello che ha luogo a bordo della leggendaria nave scuola e “regina dei mari” Amerigo Vespucci, in sosta a Civitavecchia. È un giorno della tarda primavera del 1988. Sembra una giornata come le altre, ma non è proprio così. Sulla nave, tutto è pronto per ricevere il Presidente della Repubblica Francesco Cossiga e il sergente di Marina Pietro Catzola è lì, elegante nella sua uniforme e orgoglioso del suo ruolo, sicuramente concentrato per fare la sua parte; e che parte quella che sarà a distanza di qualche ora!
“Come al solito”, racconta l’autore nel suo libro, “avevo allestito il buffet con una piccola presentazione di ghiottonerie isolane”. Naturalmente, non poteva mancare il maialetto. La descrizione di Pietro è tanto professionale quanto rievocativa e perciò anche un po’ romantica: “[..] lo avevo adagiato su vassoi di sughero sopra a un letto di rami di mirto e decorato con grossi limoni tagliati a metà con al centro una ciliegia Fabbri. Accanto, avevo predisposto una fontana di prosciutto sardo[..]”, proprio così, come Pietro aveva appreso da piccolo l’arte della buona cucina.
Il giovane marinaio è l’orgoglio della sua famiglia, che vive a Triei, paese dell’Ogliastra che dalle ridenti colline delle buone carni e del buon vino si affaccia soavemente sulla piana della marina di Lotzorai, Girasole e Tortolì.
A bordo della Vespucci, arriva dunque il gran momento in onore del Presidente della Repubblica. Così come giunge anche e inevitabilmente quella che si rivelerà la performance della vita del cuoco Pietro Catzola e che muterà all’improvviso le dritte della sua carriera.
Durante il buffet, il Capo dello Stato assaggia, degusta e apprezza, fino a chiedersi, sicuramente anche orgoglioso della bella immagine della Sardegna data attraverso i suoi prodotti e l’arte della cucina, ma chi sarà mai il profeta di tanta bontà? Lo stesso Capo dello Stato non esita a chiedere al Comandante di voler conoscere il principe dei fornelli e il sergente Pietro Catzola da lì a un attimo è già di fronte al Presidente della Repubblica. Lo immagino sull’attenti, postura marziale ed elegante, ma anche con un sorriso solare.
Da quell’incontro, per Pietro si apre la strada verso il Quirinale. “Così, su due piedi, il Presidente mi propose di seguirlo in Presidenza per far parte del suo staff di cuochi al Quirinale”. Intanto, però, ha avuto il tempo anche di dire di no al Capo dello Stato, pensando e rappresentando all’illustre ospite della Vespucci che per lui, rispetto a un lavoro altrove, era prevalente l’amore per il mare.
Ma il destino di Pietro Catzola era un altro e così è stato. Quanto sarebbero contenti, oggi, i genitori e i nonni di Pietro nel vedere figlio e nipote al Quirinale, sulla strada della passione e dei valori familiari da loro stessi tramandati?
Il libro si legge tutto d’un fiato. L’autore si racconta partendo da “quel famoso treno che mi stava passando davanti per la seconda volta e cambiai idea>>, per proseguire con episodi e aneddoti che porgono al lettore tratti di professionalità e simpatia tra Pietro e le stesse famiglie dei cinque Presidenti della Repubblica insediatisi al Colle. Le sue parole sono espressione del suo cuore per un sogno realizzato e che vive tutti i giorni. Sono parole che attraggono, trasportano, coinvolgono e il lettore non vuole interromperne la lettura, non vuole smettere di voltare le pagine fino a quando non arriverà all’ultima delle stesse, ben 290.
Ad maiora, Pietro, da tutta la redazione di Sardegna Live e mio personale. Ancora buon sogno!