Sono giorni duri, molto duri. Le parole più cercate su google oggi sono “covid”, “nuovo covid”, “regole zona rossa”, “zona rossa natale”, “spostamenti tra comuni”, “dpcm natale” ecc ecc... Lo sono da giorni, settimane e, forse, lo saranno anche per i prossimi. Le imprese italiane si trovano a dover affrontare uno dei momenti storici più complicati di sempre sia da un punto di vista umano che economico. È in questo contesto che emergono le realtà più solide, quelle più umane, quelle che, nel corso della loro storia, non si sono limitate a far impresa, ma han cercato di creare un tessuto sociale e reale attorno ad esse. Sono le realtà che non si abbattono, che si stringono attorno al proprio capitale umano e cercano di affrontare la situazione insieme. Una di queste è Sugherificio Molinas (www.molinas.it) una storica azienda specializzata nella coltivazione e lavorazione del sughero. Ci troviamo in Sardegna, a Calangianus, nel cuore della Gallura, in una terra dove il sughero non è solo una materia prima, ma è un vero e proprio tesoro naturale, sociale ed economico, che dona vita, equilibrio e sostentamento a tutto il territorio in cui si cresce.

Tutto nasce cento anni fa, grazie a un uomo audace, coraggioso e visionario. Lui è Pietro Molinas che nel 1920 fonda il Sugherificio Molinas, una piccola attività a conduzione familiare specializzata nella lavorazione del sughero, dove lavorava con la moglie e qualche operaio.

Gli anni passano e siamo nel secondo dopoguerra quando il Sugherificio Molinas dà inizio al suo virtuoso percorso di crescita. È qui che si inserisce la figura di Peppino, per tutti nonno Peppino, la terza generazione della Famiglia. L’estro e la visione di Peppino si rivelano fondamentali per riuscire superare il grande traguardo e imprimere una svolta decisiva all’azienda, trasformandola da impresa artigianale a vera e propria industria. La trasformazione prende forma, si allargano le linee di business e s’introducono diverse nuove tipologie di prodotti finiti, tra i quali tappi di sughero per l’enologia, pannelli e finiture per l’isolamento termico, materiale isolante per l’edilizia, suole e prodotti in sughero per il mondo della moda e delle calzature.

È all’inizio degli anni ’80, quando viene aperta una nuova struttura produttiva attorno alla quale si sviluppa l’attuale complesso industriale. Il mercato si espande ed entra in azienda una nuova generazione di fratelli Molinas rinnovandola e dando vita a una dinamica struttura manageriale.

Oltre a gestire le molteplici attività legate al sugherificio, si dà inizio a un imponente percorso di diversificazione delle varie attività imprenditoriali dando forma a quello che oggi è diventato un vero e proprio Gruppo Industriale. Sugherificio Molinas, infatti, è il primo player 100% italiano di settore in Italia per fatturato.

Un gruppo familiare, sardo, testimone del più vero e profondo Made in Italy, quello che parte dalla cura della materia prima, alla sua trasformazione, fino ad arrivare alla nascita del prodotto finito. Un’impresa internazionale, radicata nel territorio, con una visione moderna e la missione di dar vita un’economia circolare che si sostiene e alimenta, dove solidarietà e responsabilità sociale sono i pilastri che guidano, da sempre, la mano di chi la conduce.

Ed è tutto questo insieme di valori che li ha guidati in questi mesi così difficili nel cercare di tutelare il più possibile i loro dipendenti e li porta oggi a fare una scelta giusta e consapevole: trasformare quelli che sono i loro generosi cesti Natalizi che, ogni anno, inviano ai loro clienti, in una copiosa donazione per l’acquisto macchinari e impianti di sanificazione per l’ospedale di Tempio Pausania.

Dice Paolo Molinas, responsabile vendite di Sugherificio Molinas: “Volevamo lanciare un segnale, far sentire la nostra voce e la nostra presenza in modo attivo e concreto. Questo è quello che facciamo in Sugherificio Molinas, e questo è quello in cui crediamo: fare cose concrete, che abbiamo uno scopo e un’utilità chiari. Sono momenti difficili, che stanno mettendo alla prova tutti noi. Magari in modo diverso, ma tutti ne siamo colpiti. Proprio per questo dobbiamo dimostrare di essere uniti e non lasciare indietro nessuno. Fare questa donazione e poter contribuire, nel nostro piccolo, a salvare delle vite e uscire presto da questa situazione, per noi è un vero onore.”