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“Si moves sa limba, sa limba ti movet” è il motto consolidato con il quale l’Istituto Camillo Bellieni di Sassari procede spedito nella promozione della lingua sarda nonostante le difficoltà. In questi giorni numerose attività di sportello linguistico e culturale hanno preso il via in gran parte dell’Isola, tra Logudoro, Anglona, Goceano, Medio Campidano e Ogliastra per un totale di trentatré comuni coinvolti.
Gli enti capofila sono Sennori con l’operatrice Francesca Sini, Ploaghe con Lucia Sechi e Maria Doloretta Lai, Bono con Daniela Masia, Isili con Ivan Marongiu e Maria Teresa Murgioni e infine Irgoli con Immacolata Salis e Joyce Mattu.
«Un grande sforzo è stato fatto per mettere in piedi la macchina organizzativa in questo particolare momento in cui la Regione è in ritardo nell'erogazione dei finanziamenti – ha affermato Michele Pinna, direttore scientifico del Bellieni –. Questo nostro impegno coincide, però, con la volontà di tenere duro, di crederci fino in fondo coinvolgendo sempre più persone».
Interessanti novità saranno: un laboratorio di ricamo e un concorso fotografico in sardo. Tra le proposte più innovative emergono i laboratori ludico-motori rivolti ai bambini dai 6 ai 10 anni, della durata di sei ore (tre incontri di due ore ciascuno) in cui vengono proposti giochi di movimento.
«Cerchiamo di educare i bambini all’utilizzo del sardo in un contesto diverso dal solito – ha spiegato Maria Doloretta Lai, presidente Is.Be – ma con tutti gli elementi atti a sviluppare il loro bagaglio di conoscenze sia linguistiche che motorie verso uno stile di vita sano e maggiormente coerente con il nostro essere sardi».
Intanto nella sede di via Maddalena è iniziato il corso di alta formazione per operatori e insegnanti, che ha fatto registrare un numero di domande inaspettato da parte di giovani laureati.
Secondo Michele Pinna, le figure formate in questi anni stanno iniziando ad avere una certa autonomia lavorativa: «Appare quindi necessario – ha detto il docente – un incremento delle persone da formare ad hoc per proporsi nelle attività di sportello e per i progetti scolastici. Un impegno che richiede competenze culturali minime a cui non si può più rinunciare».