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Lo storico carnevale neonelese, quest’anno in programma il prossimo 5 marzo, viene tramandato attraverso una spettacolare iniziativa chiamata “Ritus Calendarum”, i Riti delle Calende, molto partecipata e sentita dalla comunità e dai tantissimi visitatori che ogni anno giungono a Neoneli in occasione dell’imperdibile evento (LEGGI IL PROGRAMMA).
Si tratta di una manifestazione che permette di tenere in vita le tradizioni più preziose, rendendole note alle nuove generazioni, ma anche di far conoscere ai visitatori l’immenso patrimonio storico e ambientale del pittoresco paese del Barigadu.
Quest’anno su "Carresegae neonelesu" giunge alla sua 10^ edizione grazie al lavoro di squadra dell’associazione “Sos Corriolos,” dell’associazione “Sas Mascheras ‘e cuaddu”, della Pro loco di Neoneli, dell’Amministrazione comunale e della Consulta giovanile.
ORIGINE DELLE CALENDE. Le Calende, da cui è stato creato il nostro attuale calendario, rappresentavano per gli antichi romani i primi giorni di ogni mese e costituivano un’usanza per conoscerne l’andamento meteorologico e comportarsi di conseguenza.
Nel corso dei secoli, le "Kalendiis Januariis" e le "Kalendis Februariis", le Calende di Gennaio e Febbraio, sono state rese note ai posteri grazie alle opere latine in cui venivano descritti riti, cerimonie e festività che si verificavano proprio in quei giorni.
Durante le Calende di gennaio venivano accesi, in onore del dio Dioniso, dei grandi fuochi attorno ai quali si danzava tra i fiumi di vino e l’atmosfera dapprima allegra, ma che si trasformava in poco tempo in un vero e proprio orrore.
Chi perdeva più visivamente il lume della ragione, preso dall’alcool e dal gioco, veniva prescelto come vittima sacrificale. Alcuni uomini vestiti con pellame di animali e i macabri volti anneriti legavano colui che veniva considerato “pazzo” o “folle”, lo trascinavano per le strade in una terrificante processione, mentre il suo corpo veniva punto affinché il sangue, considerato sacro in quanto rappresentava il sangue del Dio fecondatore della terra, cadesse. Infine veniva ucciso.
Questo rito sacrificale viene rievocato durante dall’accensione dei falò di Sant’Antonio all’apertura di su "Carresegae neonelesu" e rappresenta un rituale di commemorazione nel quale si offriva un sacrificio in onore del Dio che avrebbe così donato al popolo prosperità e piogge abbondanti.