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Lodè è un centro di 1.700 abitanti della provincia di Nuoro che sorge ai piedi del Monte Calvario.
Il carnevale lodeino è stato recuperato negli ultimi anni grazie alle testimonianze tramandate dagli anziani del paese. Le figure principali sono sas Mascaras Nettas (maschere pulite) e sas Mascaras Bruttas (maschere sporche) in contrapposizione fra loro.
Sas Mascaras Nettas sono mute, indossano indumenti sia femminili che maschili nonostante siano interpretate solo da uomini. Gli indumenti di queste maschere mutuati dall’abbigliamento tradizionale maschile sono sa kamisa (la camicia), sas kalzas biancas (le braghe bianche) e sa berritta (il copricapo). Gli indumenti tipici femminili indossati da sas Mascaras Nettas sono invece su kuritu (il corsetto), su zakru e su mukkatore (i fazzoletti). Il copricapo tradizionale viene riempito di stracci e carta ed abbellito da uno scialle le cui frange coprono il volto. Un altro mukkatore viene legato in vita così da ricoprire con le frange la parte superiore delle gambe.
Sas Mascaras Nettas formano delle coppie accompagnate da su Marrazaju (il suonatore di campanacci). Così attraversano le strade fermando di volta in volta persone a caso tra la folla. Gli uomini del pubblico vengono inseguiti fino a che non riescono a mettersi in salvo. Le donne, invece, vengono omaggiate da su Marrazaju che compie attorno a loro tre giri facendo suonare le campane e inchinandosi poi al loro cospetto. A quel punto, la donna, accompagna le maschere a casa dove invita loro dolci e vino.
Sas Mascheras Bruttas, a differenza delle prime, sono chiassose e goliardiche. Chi interpreta questa figura copre spesso il viso con sa caratza (la maschera facciale), derivata da parti ossee dei bovini, e indossa stracci o gli abiti e i calzari della tradizione sarda, caratterizzata principalmente dall’utilizzo della pelle, del velluto e dell’orbace. L’utilizzo di accessori come bastoni in legno, utensili da lavoro, armi da punta e taglio sono evidenti richiami alla tradizione agropastorale lodeina e alla caccia.
Sas Mascaras Bruttas sono inoltre accompagnate da su Maimone, fantoccio realizzato mediante l’utilizzo di stracci, paglia, sughero e altri materiali al cui interno è inserita una damigiana collegata con un tubo alla bocca. Solitamente tre o quattro persone conducono su Maimone per le case del paese a riempire di vino la damigiana da cui poi tutta la comunità in festa berrà. Chi contribuisce a riempire la damigiana, secondo la tradizione popolare, avrà assicurata per la propria vigna un’annata produttiva.