Non accenna a placarsi il dibattito nato in seguito al video pubblicato dal leader di Unidos Mauro Pili che documenterebbe il presunto smaldimento illegale di fanghi fognari provenienti dalla penisola.

La ditta "incriminata", la Geco di Magomadas, risponde colpo su colpo a tutte le accuse mosse dall'ex governatore della Regione chiarendo i punti più controversi della vicenda. Dopo un primo comunicato, la ditta torna sulla vicenda affrontando i tre temi principali della questione.

"Numero uno: l'operaio che fugge - si legge nella nota -. L’unico che si è effettivamente dato alla fuga è stato proprio l’onorevole Pili. Il nostro cancello d’entrata è sempre aperto e avrebbe potuto tranquillamente entrare e chiederci lumi. Se voi, a casa vostra o sul vostro luogo di lavoro, vi accorgeste che qualcuno vi filma, o vi osserva, nascosto dietro un muretto a secco, con fare sospetto e poco amichevole, cosa fareste? Rimarreste serafici a continuare le vostre attività, o vi dirigereste velocemente verso il “voyeur”, per chiedere spiegazioni o quantomeno identificare il numero di targa? Ed è lì che l’onorevole Pili, si è dato (lui sì) alla fuga. Anche se un buon montaggio video, accompagnato da una musica degna di Hitchcock, può far pensare il contrario. I nostri dipendenti e collaboratori sono tutti regolarmente assunti, con i contributi perfettamente in regola; tutte le lavorazioni sono legali e a norma. Non hanno niente di cui vergognarsi, né alcun motivo per fuggire. Al contrario, sono molto orgogliosi di far parte di GECO".

Il secondo punto riguarda l'arrivo dei fanghi dal "continente": "Premesso che l’importazione dei fanghi dal continente è perfettamente lecita, ci teniamo a precisare che tale scelta è dovuta proprio alla serietà del nostro progetto. Infatti l’obiettivo della GECO è produrre fertilizzanti di ottima qualità. Per questo motivo tutte le matrici utilizzate devono avere caratteristiche chimico-fisiche che ne attestino un’elevata qualità". I fanghi analizzati in Sardegna dalla dita non avrebbero ancora quelle caratteristiche "ed è per questo che li abbiamo scartati dal nostro progetto imprenditoriale. Riaffermiamo ancora una volta - proseguono - che non siamo una discarica, ma un’industria che recupera rifiuti, trattandoli come qualsiasi altra attività tratta le materie prime di cui necessita per le proprie produzioni, nel rispetto della normativa. Noi i rifiuti li trasformiamo in prodotti utili ed indispensabili per l’agricoltura".

Un altro passaggio importante riguarda i documenti che Pili sostiene di aver raccolto a sostegno della propria denuncia che testimonierebbero le irregolarità in merito allo smaltimento dei fanghi. "L’informativa per acquisti in emergenza dell’Acquedotto Pugliese riprodotta da Pili, non è un documento poi così segreto e neppure scottante, visto che è un atto pubblico relativo a una gara d’appalto, peraltro facilmente reperibile su internet: LINK. Nel testo non si dice nulla di diverso da quello che abbiamo già detto nel nostro comunicato, e cioè: in Puglia (e in Italia in generale) non è più possibile spargere “tal quali” i fanghi degli impianti di depurazione senza trattamento in agricoltura, come peraltro è consentito tuttora invece in Sardegna e in qualche altra regione".

"I depuratori pugliesi, che tengono al loro buon funzionamento, si sono ritrovati nell’esigenza di indire una gara d’appalto, per il trattamento dei loro fanghi negli impianti adeguati. Uno dei quali è il nostro. E non è vero neanche che tutti quei fanghi finiscano qui, come si può evincere dall'integralità del documento. Tutti i fanghi provenienti da acquedotti pugliesi sono analizzati accuratamente dal laboratorio pubblico Samer (www.samer.it). Come ultima precisazione la nostra sede non è né a Bolzano né a Roma, ma nella zona industriale di Magomadas. La nostra è un’impresa 100% sarda! Vi ringraziamo ancora per la vostra attenzione e il vostro affetto e rinnoviamo a tutti la nostra disponibilità a un serio, costruttivo e onesto confronto".