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Alle pendici del Montalbo sorge Lula, centro di circa 1.400 abitanti dal passato minerario e meta di numerosi pellegrinaggi verso il santuario di San Francesco, che si trova a pochi chilometri dal paese.
Il carnevale, qui, trova in Su Batiledhu la maschera di riferimento che diviene protagonista di quella che è certamente una delle rappresentazioni più impressionanti e forti del carnevale sardo.
Su Batiledhu si presenta con il viso imbrattato di sangue e annerito dalla fuliggine e il corpo ricoperto di pelli scure di pecora e montone. Sul capo porta un fazzoletto nero da donna e un copricapo con due corna fra le quali viene fissata sa ‘entre ortata (uno stomaco di capra), mentre sulla pancia, sotto sos marratzos (i campanacci), viene appeso su chentu puzone (uno stomaco di bue) riempito d’acqua e sangue, che viene più volte punto nel corso della rappresentazione per bagnare la terra in segno di fertilità.
Su Batiledhu è la vittima sacrificale del carnevale. Intorno a lui si muovono sos Batiledhos Gattias, uomini vestiti da vedove col volto nero e i gambali da uomo. Queste maschere cullano una bambola di pezza che porgono alla folla perché venga allattata mentre intonano sos attitos, i canti funebri in onore di su Batiledhu che viene aggredito più volte fino alla morte.
Nel corso della sfilata, sas Gattias coinvolgono alcune persone della folla nel gioco pitzilica e non rie (pizzica ma non ridere) che consiste nel passarsi a vicenda un pizzico senza ridere per evitare di pagare da bere.
Un’altra figura del carnevale lulese è quella di su Batiledhu Massaju, il custode della vittima vestito da contadino. Due Massajos vengono aggiogati e trascinano il carro come fossero buoi. Gli altri, col viso sporco di fuliggine, portano pungoli e funi di cuoio con le quali legano la vittima per poi percuoterla e trascinarla fino ad ucciderla.
Su Batiledhu ferito a morte viene quindi portato in processione su un carro. Da lì, alla fine, risorgerà.
Anche la maschera di Lula, come la maggior parte delle maschere sarde, trarrebbe origine dalle cerimonie sacre legate a quei riti anche conosciuti come riti Dionisiaci. Recuperato nel 2001, il rito carnevalesco di Su Batiledhu viene tuttora rappresentato.