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La morte quanto arriva sorprende sempre il dolore di qualcuno, lo agita e lo fermenta. Perché è il dolore di una perdita, di qualcuno che non potrà più esserci, che non potrà mai più trasferire le sue emozioni su di te. Il viaggio è definitivo e lascia il vuoto in chi resta.
Paolo Floris era un ragazzo di Busachi che con la discrezione del silenzio e della sua presenza aveva conquistato tante persone. A poche ore dalla notizia della sua scomparsa messaggi e dimostrazioni di affetto hanno rigato le pagine dei social: il dispiacere che emerge è misto a incredulità e in tutti traspare il ritratto di una persona che amava la vita, che si è difesa con forza contro tutte le avversità.
Anche quando un intervento che doveva essere banale lo ha costretto sulla sedia a due ruote, togliendogli per sempre la possibilità di camminare. Amava le tradizioni popolari e gli spettacoli che animavano le feste della sua Sardegna. Era sempre presente: con il suo sguardo mite e con la passione nel cuore. Da quasi due mesi combatteva con una grave infezione che alla fine ha vinto contro di lui. Nemmeno a Bologna, l'ultima tappa della sua speranza, la scienza è riuscita a debellare la sorte. Giuliano Marongiu è stato il suo professore di Italiano quando, ancora studente universitario, prestava le prime supplenze nella Scuola Agraria di Nuraxinieddu che Paolo frequentava.
Qualche giorno fa dalla sua Pagina Facebook gli aveva scritto una lettera pubblica per esortarlo a farsi forza. “Per chi ama correre e ha l'intensità del vivere certe brusche frenate schiantano il cuore, ma tu ci hai insegnato che la vita è una risorsa da nutrire, diventando un esempio per tutti”. Poco dopo dalla stanza di un ospedale di Bologna Paolo ha reso pubblica la sua risposta che oggi ha il sapore di un addio. “Non ho molte forze, ma voglio ringraziarvi tutti per essermi vicini in questo momento”.
Ciao Paolo, da quella parte di Sardegna che ti sei portato via, da quella stessa parte di Sardegna che non ti dimenticherà.